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CAMPOMAGGIORE – Rischiava di morire, Alessandro Riondino, su delle scale anonime in una traversa di via Garibaldi, a Campomaggiore.
Un insidioso aneurisma lo aveva colpito all’improvviso costringendolo ad accasciarsi a terra in uno stato di semincoscienza. Talvolta, però, si sa, quando tutto sembra perduto, arriva un aiuto insperato, come una mano calata dal cielo. Giambattista passa da quelle parti, sulla strada principale, con la sua automobile.
Passa oltre la traversa e subito dopo inchioda.
Con la coda dell’occhio ha scorto qualcosa di anomalo, di non ben identificato.
Fa marcia indietro ed individua Alessandro, accartocciato su se stesso, appoggiato al muro. In un attimo è su di lui, lo chiama, lo scuote, un rigurgito di bava dalla bocca gli fa comprendere che la situazione è critica.
Subito, col suo cellulare, chiama Luciano e Luigi, i carabinieri della vicina stazione di Albano di Lucania e concorda con loro il da farsi.
E’ un attimo ed ecco allertato il 118 e la guardia medica. Nel frattempo si ferma anche Pierino ed arrivano in un battibaleno i carabinieri ed il dottor Verderosa.
Alessandro riceve un po’ di acqua ed un primo soccorso, poi, arrivata l’ambulanza, viene portato all’ospedale San Carlo , dove sarà sottoposto ad intervento chirurgico. Alla fine riesce a cavarsela.
I medici sono abbastanza sicuri. Senza l’intervento tempestivo di coloro che l’hanno aiutato, Alessandro non ce l’avrebbe fatta.
Tornato a Campomaggiore, dopo una fase di riabilitazione, si sente in dovere di ringraziare non solo i protagonisti della vicenda ma la cittadinanza tutta.
E’ così che prende carta e penna e scrive al sindaco di Campomaggiore, quale rappresentante della comunità, per esprimere la sua gratitudine.
La particolarità di questa vicenda è che Alessandro Riondino è un signore di 68 anni, di origini toscane, che nulla ha a che vedere con Campomaggiore ma che circa un anno e mezzo fa ha deciso di lasciare le sue terre per vivere e passeggiare nell’ambiente tranquillo ed ovattato del piccolo borgo lucano.
Non è raro vederlo solitario percorrere sena sosta le strade del paese. E’ facile sentirlo citare personaggi e circostanze figli di una cultura corposa, da librofilo accanito. Dalla sua lettera si evince un pizzico di stupore e, d’altra parte, di compiacimento per la gara di solidarietà che si è messa in moto nel momento in cui si è sentito male.
Questo perché, evidentemente, gesti naturali in ambienti piccoli come quelli di un comune della Basilicata, non sono più così scontati a latitudini diverse ed in un’epoca in cui, specie in grandi città, prevalgono spersonalizzazione ed indifferenza ed una persona accasciata a terra può essere bollata come barbone ed abbandonata a se stessa.
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