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L’AQUILA – Non solo la Basilicata. Anche l’Abruzzo e, evidentemente pure altre Regioni, si erano affidate al percorso di mediazione di cui si era fatto carico il presidente Pittella, per provare a cambiare le previsioni dell’articolo 38 con il dialogo, prima di arrivare alla Corte Costituzionale.
«Ma il tentativo non ha dato i risultati sperati, deve aver concluso la Giunta regionale abruzzese che ha dato mandato all’avvocatura regionale di predisporre il ricorso alla Corte Costituzionale contro gli articoli 37 e 38 del decreto “Sblocca Italia“, voluto dal governo Renzi e convertito in legge (n.164) l’11 novembre scorso.
«Con le nuove previsioni – è il parere dell’Esecutivo regionale abruzzese – si rischia di trasformare l’Abruzzo in un distretto minerario per gli idrocarburi».
«Avevamo sperato – spiega l’assessore regionale Mario Mazzocca – nella possibilità di giungere ad una revisione della legge attraverso un percorso di mediazione, intrapreso con le altre regioni della fascia adriatica e coordinato dal presidente della Regione Basilicata, Pittella.
Ma non abbiamo avuto atto riscontri positivi e così la decisione di ricorrere alla Suprema Corte appare ineludibile. D’altronde, abbiamo sempre sostenuto che la strada da percorrere è quella della sostenibilità ambientale e non certo quella che punta sulle energie fossili.
Un orientamento recepito, con nostra soddisfazione, anche dal Consiglio regionale che all’unanimità, nella seduta del 30 settembre scorso, ha votato una risoluzione con cui impegna Presidente e giunta regionale ad impugnare la legge di conversione del decreto Sblocca Italia nelle pari ritenute incostituzionali».
Nello specifico, i punti contestati, relativi alle attività di ricerca e coltivazione degli idrocarburi liquidi e gassosi, violano gli articoli 117 (III° comma) e 118 (I°comma) della Costituzione, in quanto prevedono nuovi principi per la concessione dei titoli minerari che, di fatto, avocano al Ministero competenza esclusiva, liberandolo dall’intesa con le regioni interessate.
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