3 minuti per la lettura
PUNTAVANO agli appalti del catering di San Siro gli uomini della cosca di ‘ndrangheta Libri- De Stefano-Tegano. Secondo quanto emerge dall’indagine della Dda di Milano, coordinata dal procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Milano, dal procuratore aggiunto Dda Paola Biondolillo e dal sostituto procuratore Marcello Tatangelo, che ha condotto all’arresto di 59 persone, gli affiliati avevano messo in piedi un complicato schema per ottenere l’appalto, coinvolgendo un uomo delle forze dell’ordine per gettare discredito sull’azienda che lo deteneva legittimamente.
L’imprenditore al servizio della cosca è Cristiano Sala, titolare della Maestro di Casa Holding, una grande azienda del settore ristorazione fallita nel 2010 e già responsabile del catering di San Siro per l’Inter. Sala, che dopo il fallimento era entrato in stretti rapporti con la ‘ndrina e gestiva occultamente altre società, si avvale dei favori di un carabiniere infedele, Carlo Milesi, in servizio presso l’ispettorato del lavoro. Milesi mette in piedi una finta indagine con false accuse di sfruttamento del lavoro clandestino ai danni della IT Srl, e conduce persino un’ispezione ai danni della ditta il 16 dicembre 2013, proprio nel giorno in cui a San Siro si disputa la partita Milan- Roma.
Dopo il blitz, Milesi approccia alcuni dirigenti del Milan, risultati completamente estranei alla vicenda, per dipingere a tinte fosche l’operato della società rivale, e manda anche alcune imbeccate a un giornalista, che del tutto ignaro contribuisce ad aumentare il clamore mediatico sulla IT Srl. Le intercettazioni ambientali e telefoniche condotte dai carabinieri del Nucleo Investigativo hanno permesso di smascherare il collega infedele e di evitare che l’appalto per il catering del Milan nell’anno 2014-2015 finisse nelle mani delle ‘ndrine.
IL CONTESTO – Appalti, estorsioni, corruzione, traffico di sostanze stupefacenti. C’è, dunque, tutto questo nella nuova operazione della Direzione Distrettuale antimafia di Milano nei confronti della cosca reggina.
Gli indagati devono rispondere di associazione di tipo mafioso, traffico di armi, corruzione di pubblico ufficiale, estorsione, associazione finalizzata al traffico internazionale illecito di sostanze stupefacenti. E sempre un reggino è stato arrestato a La Spezia nell’ambito di una inchiesta della Dia sulla gestione di beni riconducibili alla ‘ndrangheta (LEGGI).
L’operazione di Milano, che ha visto impegnati circa quattrocento militari dell’arma in tutto il territorio nazionale, ha consentito di acquisire gravi elementi di responsabilità sulle moderne modalità di infiltrazione nel settore economico-imprenditoriale della Lombardia.
IMPRENDITORI NEL MIRINO – Secondo le accuse sarebbero riusciti a fornire ad imprenditori locali una “protezione totale”, utilizzando in diverse episodi le modalità della estorsione-protezione; condizionare l’aggiudicazione di contratti di forniture e prestazioni d’opera, anche con forme di corruttela di pubblici ufficiali, gestire una consistente attività di traffico internazionale di sostanze stupefacente di cocaina, hashish e marijuana, al fine di accrescere il potere economico della cosca.
CRIMINALITA’ SENZA LIMITI – Dalle indagini che stamane hanno portato ad arrestare 59 persone nell’ambito di un’operazione coordinata dalla Dda milanese e condotta dai carabinieri, emerge «uno spaccato di vita criminale a Milano che non si registrava da 20 anni». Lo ha spiegato il generale Maurizio Stefanizzi comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri di Milano durante la conferenza stampa in Procura in cui sono stati spiegati alcuni dettagli dell’operazione contro la ‘ndrangheta.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA