Mario Draghi
5 minuti per la letturaCaro bollette, caro carburanti, caro – e scarsità – materie prime: mentre prosegue l’escalation del conflitto russo-ucraino, si allarga sempre più il fronte delle ricadute economiche. Il governo sta mettendo a punto un piano anti crisi con nuovi interventi per contenere l’impatto degli aumenti innescati dalle tensioni geopolitiche prima e arrivati alle stelle a guerra aperta e sanzioni contro la Russia adottate, e sostenere le imprese e le famiglie.
Le prime misure potrebbero approdare sul tavolo del Consiglio dei ministri che potrebbe tenersi domani, in attesa poi di un piano più articolato alla luce degli indirizzi che arriveranno dalla Commissione Ue e nel quadro di un intervento a livello europeo: si attendono le decisioni che verranno assunte nel corso del Consiglio europeo in programma a Bruxelles il 24 e il 25 marzo.
«Noi faremo la nostra parte: già nel Consiglio dei ministri di dopodomani (domani, ndr), adotteremo decisioni importanti per le famiglie e le imprese sul costo dell’energia, della benzina e delle bollette perché non possiamo perdere potere d’acquisto e competitività», ha anticipato il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta.
Il governo sta lavorano alla definizione di uno o più provvedimenti per calmierare i costi delle bollette energetiche per le imprese e le famiglie, introdurre la rateizzazione delle bollette, e tagliare il prezzo della benzina e del diesel.
Si valuta la possibilità di utilizzare l’extra gettito Iva sui carburanti di questi mesi e di intervenire sugli extra-profitti delle imprese di alcuni dei settori interessati, preservando la stabilità della finanza pubblica.
Il premier Mario Draghi e il ministro dell’Economia e delle Finanze sembrano infatti determinati a “incidere” nel Def l’obiettivo di deficit 2022 al 5,6%. E continuano quindi a tener duro, salvo un repentino cambio di rotta, di fronte al continuo pressing dei partiti che sollecitano la richiesta al Parlamento dell’autorizzazione di un nuovo scostamento.
In sede europea, poi, il governo intende spingere per ulteriori misure sul fronte della crisi energetica, in particolare sul fronte di un tetto europeo ai prezzi delle importazioni di gas. La proposta era stata presentata dal premier e dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e poi discussa a Versailles nel corso del Consiglio europeo informale della scorsa settimana. E sulle rinnovabili, poi, si confida in un intervento della Commissione per accelerare sui provvedimenti autorizzativi.
Si prosegue intanto nella ricerca di nuovi contatti e accordi con i Paesi esportatori di gas, per ridurre la dipendenza dalla Russia, ma non solo. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, durante la XIII Conferenza congiunta Maeci-Banca d’Italia, ha spiegato come l’Italia stia negoziando intese con Algeria e Libia sullo sviluppo delle fonti rinnovabili e con la Tunisia sull’idrogeno. E ha anche sostenuto la necessità di «aumentare la produzione di petrolio e gas immediatamente»: «Odio doverlo dire», ha affermato, «ma tempi straordinari richiedono misure straordinarie».
Le imprese intanto rinnovano l’sos. Secondo Confcommercio, senza ulteriori interventi il terziario rischia aumenti di oltre il 160% e per il caro carburanti 21 miliardi di extra costi per il solo autotrasporto. In Sardegna è andata in scena l’annunciata protesta dei conducenti dei tir. «Se il prezzo del gasolio sale del 25/30% siamo già sotto. Ora siamo al 55% di aumento e per noi è impossibile andare avanti. Perdiamo 2mila euro al mese»: questo il conteggio dei “danni” per il settore provocati dai rincari. Ieri, intanto, la “denuncia” del ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, sugli aumenti «ingiustificati» dei prezzi dei carburanti – «una colossale truffa a spese delle imprese e dei cittadini» – ha avuto un seguito giudiziario, con l’apertura di un’inchiesta della Procura di Roma che ha messo sotto la lente i rincari anche dell’energia elettrica e del gas.
La guerra e le sanzioni addensano sempre più nuvole sulla ripresa. «Gli eventi bellici di queste settimane hanno gettato un’ombra di acuta d’incertezza su un’economia mondiale che già negli ultimi quindici anni aveva subito gli sconvolgimenti conseguenti prima alla crisi finanziaria globale e poi alla pandemia»: è stato l’allarme lanciato dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel corso del suo intervento alla XIII Conferenza Banca d’Italia-Maeci, che poi, affrontando la questione della sicurezza energetica posta dal conflitto, ha sostenuto che «potrebbe servire discostarsi, temporaneamente, dal sentiero di decarbonizzazione intrapreso, ad esempio rallentando la dismissione delle centrali a carbone», evitando tuttavia che « questi scostamenti inducano incertezza sui piani a medio termine, con l’effetto di scoraggiare gli investimenti indispensabili a realizzare la transizione energetica». L’impegno a perseguire la strategia di transizione ambientale”, ha affermato, «va riaffermato con chiarezza».
Netto intanto è stato Paolo Gentiloni, commissario europeo all’Economia, nel “misurare” le ricadute economiche della guerra. Se, «è un po’ presto» per avere stime serie, di certo l’impatto «non sarà insignificante perché l’aumento, i problemi con le materie prime, l’inflazione, i costi aggiuntivi sui bilanci dei diversi Paesi membri avranno certamente un effetto di rallentamento sulle previsioni di crescita». «Noi – ha detto – avevamo previsto una crescita del 4% per quest’anno a livello europeo. E questi numeri non sono più realistici. E tuttavia credo che una risposta comune e forte possa ridurre questo impatto, che certamente ci sarà sulle nostre economie». Per quel che riguarda la riforma del Patto di Stabilità e Crescita, il commissario ha affermato che «l’incertezza economica attuale rende il tornare alle vecchie regole del Patto di stabilità un’idea irrealistica ma che questo renda più facile arrivare a un accordo sulla riforma non è automatico».
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