Isabella Internò all'uscita di scuola nei primi mesi del 1990
4 minuti per la letturaCOSENZA – Più che a un processo per omicidio, la decima udienza dell’affaire Bergamini somiglia a una puntata di “Piccoli problemi di cuore”. Protagoniste le ragazze della Ragioneria di Rende, la scuola frequentata in gioventù da Isabella Internò, l’imputata. Sul banco dei testimoni c’era quella che, nella ricostruzione della polizia giudiziaria, era una sua rivale: Emilia Graziella De Bonis, che qualche anno dopo farà la corista a “Domenica in”, guadagnandosi anche una certa notorietà per via della sua relazione sentimentale con il compianto Fabrizio Frizzi.
All’epoca, però, Graziella è solo un’aspirante ballerina di sedici anni, anche lei iscritta all’Itc di Quattromiglia, seppur in una classe diversa da quella di Isabella. «Denis aveva un debole per lei» riferiva qualche udienza fa l’ispettrice Ornella Quintieri, dea ex machina dell’inchiesta, ma sul punto è stata proprio la diretta interessata a gettare acqua sul fuoco: «Tra noi c’era una conoscenza superficiale. Quando mi vedeva passare dalla villetta di Rende ci salutavamo e nulla più». Il famoso appuntamento che Denis le avrebbe dato pochi giorni prima di morire in realtà non sarebbe mai esistito. «Non ricordo se lui o Padovano dissero a me e alla mia amica – Elena Tenzi, ndr – che nel caso in cui fossimo stati di nuovo in villetta ci saremmo rivisti domenica dopo la partita, ma non era un vero e proprio appuntamento».
La Procura di Castrovillari la considera importante perché quel giorno, che la De Bonis colloca otto o dieci giorni prima della morte di Bergamini, mentre lei e il calciatore chiacchierano poco lontano dalla villetta, nei pressi di una farmacia, passa da lì Isabella e, stando a ciò che riferisce Graziella, lei e il suo fidanzato (ex?) si scambiano solo un gelido «ciao». L’ipotesi degli inquirenti è che proprio quello sia l’istante in cui la Internò matura la convinzione di aver perso per sempre il suo amore e che, umiliata e sconfitta, abbia messo poi in moto la macchina cospirativa e familiare per ordirne l’omicidio.
A dimostrazione di ciò, ci sarebbero due circostanze narrate sempre dalla De Bonis. La prima è relativa a un biglietto anonimo, recapitatole circa un mese dopo i fatti del 18 novembre nel quale «mi si attribuiva la colpa della morte di Bergamini», l’altro invece riguarda un incontro avuto durante l’orario di lezione le gemelle Teresa e Stefania Libero, entrambe compagne di classe dell’imputata, che con tono minaccioso le avrebbero intimato «di non essere addolorata per la morte di Bergamini perché l’unica titolata a esserlo era Isabella». Sia del biglietto minatorio che del colloquio avuto con le sorelle Libero, la testimone ne parla nel 2010 con l’avvocato Eugenio Gallerani, all’epoca impegnato a raccogliere quanti più indizi e spunti utili per far ripartire le indagini, ma non ne fa accenno nel 2012, quando si tratta di confermare il tutto davanti ai carabinieri. «Forse perché non me l’hanno chiesto» ha tagliato corto l’ex ballerina Rai, specificando poi di non ricordare la forma e il contenuto preciso di quella lettera né dove la stessa le fosse stata recapitata. Dettagli emersi dal controesame degli avvocati Rossana Cribari e Angelo Pugliese che hanno consentito di limitare a circa mezz’ora la presenza in aula della De Bonis.
Più estenuante, poco prima, si era rivelato invece l’esame delle due Libero. Entrambe, infatti, non ricordavano praticamente nulla di quei giorni. Non erano legate a Isabella da particolare amicizia, ma la ricordano «disperata e in lacrime» nei giorni precedenti al funerale di Denis. La De Bonis? Una dice di averne un ricordo vago, l’altra nemmeno quello. Nessuna di loro, poi, sostiene di aver mai parlato con lei di Bergamini.
Il pm Luca Primicerio e i legali di parte civile, Fabio Anselmo e Alessandra Pisa, le hanno incalzate per un’ora abbondante con domande del tipo: «Ha mai visto Isabella andare a scuola in macchina?», «Bergamini è mai passato a prenderla all’uscita?», «Chi erano le compagne di classe più intime della Internò» e altri piccoli problemi di cuore, ma senza grande costrutto: domande neutre, risposte quasi nulle. Isabella la ricordano trentatré anni prima come una ragazza «allegra e socievole», ma dalla fine della scuola in poi non hanno mai più avuto modo di incontrarla o di parlare con lei, sostengono. E per il resto è notte fonda.
Un atteggiamento che Primicerio ha definito «reticente» e il presidente della Corte, Paola Lucente, «rigido», ma tant’è: l’informativa concepita dalla Quintieri sotto le direttive dell’allora procuratore Facciolla, riserva pagine e pagine alle due gemelle, con tanto di fascicolo fotografico annesso. Fotogrammi che le ritraggono insieme all’uscita di scuola e altri, decisamente più sfocati, estratti dai video del funerale celebratosi nella chiesa di Loreto dove, mischiata nella folla, gli investigatori ritengono di intravedere «la carnagione olivastra e le sopracciglia folte» di una delle gemelle, il tutto per dimostrare che non fossero semplici conoscenti di Isabella, bensì una sorta di guardie del corpo.
Sono stati loro i principali testimoni del giorno, seguiti a ruota dalla già citata Tenzi, da Teresa Lopez – un’altra ex studentessa – e il già calciatore Stefano Ruvolo, protagonista di un piccolo colpo di teatro. Alla fine della sua deposizione, infatti, ha chiesto di poter salutare la Internò, permesso accordato dalla Corte. «Prego per te – le ha detto stringendole le mani – e spero che la verità venga fuori presto. Per te». Domani intanto si torna in aula con altri due ex compagni di squadra: Claudio Lombardo e Massimo Storgato.
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