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Don Akamba Noel, sacerdote di origine congolese, ha retto la Chiesa della Santissima Trinità di Potenza tra ottobre 2007 e luglio 2008, in sostituzione di don Mimì Sabia, malato in quei mesi (e morto a marzo del 2008), ma «non è mai salito nel sottotetto dell’edificio» dove nel 2010 fu trovato il cadavere di Elisa Claps.
È uno degli elementi emersi nel corso del processo per falsa testimonianza a due donne che si occupavano delle pulizie nella chiesa, che si sta svolgendo a Potenza.
Don Noel è stato nominato «cooperatore parrocchiale» dal vescovo di Potenza, monsignor Agostino Superbo, il 4 ottobre 2007: a febbraio dell’anno successivo ha ricevuto poi l’incarico di «amministratore parrocchiale».
Rispondendo alle domande dell’avvocato della famiglia Claps, Giuliana Scarpetta, don Noel ha spiegato che «in quei mesi andavo solo a celebrare la messa la mattina e il pomeriggio» senza «occuparmi di altro» e senza «mai aver dato istruzioni o compiti a nessuno, nemmeno alle donne delle pulizie», dicendo di non ricordarsi delle due donne imputate nel processo. Il sacerdote ha quindi raccontato di aver visto del materiale di risulta nel cortile «ma non mi sono mai chiesto l’origine di quel materiale», evidenziando quindi di non sapere «che una parte fu usata per rompere la vetrina di un negozio nei pressi della Trinità».
«Ho solo chiesto – ha aggiunto – ad alcuni ragazzi che venivano in chiesa di ripulire il giardino perché era sporco, e questo fu fatto, ma non davo mai compiti a nessuno, e in molti avevano le chiavi dell’edificio».
La storia di Elisa «l’ho appresa dalla stampa», ma «non ne ho parlato mai con nessuno», nemmeno con don Mimì Sabia, precisando «solo di sapere che l’accesso nel sottotetto non era permesso, perché era sotto sequestro, e mi hanno spiegato che era a causa delle indagini»; quando il cadavere fu ritrovato, nel 2010, il sacerdote era in Congo e fu informato da un «amico sacerdote, don Rodrigo», che adesso vive in Sardegna «spiegandomi che avevano trovato una ragazza morta nella Trinità», ma anche in questo caso «non ne ho mai parlato con nessuno successivamente».
Al termine dell’udienza la madre di Elisa, Filomena Iemma, ha fermato don Noel e gli ha detto ironicamente «grazie per tutte le fandonie che hai detto oggi».
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