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Vito Bardi

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POTENZA – Ancora una giornata in cui la quadra sui nuovi assessori pareva trovata, fino a quando non è tornato tutto in discussione.

Si fa sempre più travagliata la vicenda della giunta regionale azzerata il 1 marzo dal governatore Vito Bardi, dopo mesi di pressioni della sua riottosa maggioranza. Tra annunci di dimissioni mai formalizzate, come quelle dell’ormai ex assessore forzista Franco Cupparo; altri assessori «ritirati», ma soltanto in teoria, come i leghisti Donatella Merra e Francesco Fanelli; e assessori pretesi, ma fino a un certo punto, come il secondo componente della giunta in quota Fratelli d’Italia.

Ieri pomeriggio, dopo diverse ore di trattative, l’annuncio della nuova squadra pareva pronto, e a via Verrastro si vociferava già di decreti pronti a essere firmati dal governatore.

A far saltare tutto, però, sarebbe arrivata un’ultima difesa da parte dei vertici del partito di Giorgia Meloni dell’investitura di Gianni Rosa quale esponente designato da FdI anche nella nuova giunta. Quasi una difesa di principio, dopo il tradimento del patto che prevedeva l’ingresso in giunta di un secondo assessore meloniano. In particolare per effetto dell’ampliamento del gruppo consiliare che oggi ha lo stesso peso in aula di quello di Forza Italia, che dall’inizio della legislatura può contare di 2 assessori in giunta. E dovrebbe continuare a farlo.

La blindatura di Rosa avrebbe colto di sorpresa il governatore ma anche alcuni dei meloniani che nelle ultime ore avevano lavorato a favore di un avvicendamento tra lui e l’ex parlamentare Cosimo Latronico. In particolare il capogruppo Tommaso Coviello e Vincenzo Baldassarre, che dopo aver rappresentato al governatore la loro insofferenza alla conferma di Rosa avrebbero ricevuto un mandato informale dallo stesso Bardi a trovare uno schema alternativo a quello indicatogli dai referenti regionali dei partiti di maggioranza. Vale a dire il leghista Roberto Marti, il forzista Giuseppe Moles, e il meloniano Piergiorgio Quarto. Schema che avrebbe dovuto garantire al governatore quei voti messi a rischio dai loro mal di pancia, e da quelli di due forzisti come l’ormai ex assessore alla Sanità, Rocco Leone, e il capogruppo Francesco Piro, delusi per la mancata conferma del primo. Per evitare che il rilancio dell’azione amministrativa della Regione si areni nell’aula del parlamentino lucano alla prima votazione utile per mancanza del numero legale. Proprio per evitare a Leone la vergogna di un’apparente degradazione, quindi, il “partito del presidente” è tornato in pressing anche sulla Lega. Rilanciando la proposta di un avvicendamento tra l’assessore uscente Francesco Fanelli e il presidente del Consiglio regionale, Carmine Cicala, su cui più di qualcuno all’interno della maggioranza sarebbe pronto a defilarsi al momento del voto per la sua conferma alla guida del parlamentino lucano.

Sicché la nuova giunta sarebbe stata composta, secondo i piani, dallo stesso Cicala, la leghista Donatella Merra, unica confermata, il forzista Dino Bellettieri al posto di Franco Cupparo, che martedì ha annunciato di rinunciare a un secondo mandato da assessore, e l’altro forzista, Vincenzo Acito, al posto di Leone, più il meloniano Latronico. Fino all’intervento dei vertici di Fratelli d’Italia e all’altolà a qualunque ipotesi che non comprendesse la conferma di Rosa.

Ieri in serata da via Verrastro è arrivata una nuova indicazione sull’annuncio della nuova giunta per questa mattina. Ma visti i precedenti non ci sarebbe da meravigliarsi di un ulteriore ritardo.

Intanto per martedì prossimo è stata convocata una nuova seduta del Consiglio regionale, la prima dell’azzeramento della giunta, con all’ordine del giorno la presa d’atto della revoca delle deleghe assessorili e il rientro tra i banchi degli ex assessori.

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