Le donazioni in partenza dalla Puglia
4 minuti per la letturaUn database per annotare tutti gli arrivi. Con una lista di adulti e bambini, da sottoporre poi a tamponi e vaccini per assicurare la massima protezione sanitaria. Un po’ sul modello applicato la scorsa estate per i profughi afghani scappati da Kabul e dai talebani. E sistemati nelle nostre città. Sono ore da macchina organizzativa a Bari per accogliere i tanti ucraini che in queste ore stanno lasciando Kiev e le altre città assediate dall’invasione russa.
Ieri in Prefettura il primo tavolo tecnico tra forze di polizia, Asl, 118, Regione, Comune, Croce Rossa e Caritas per elaborare un piano in vista dei prevedibili arrivi delle prossime ore. Arrivi che al momento sono isolati. Sono già tantissimi gli ucraini rifugiati in Puglia, ma si tratta perlopiù di ricongiungimenti a familiari e connazionali, già stabilmente residenti, e che quindi sfuggono a ogni tipo di monitoraggio e di percorso assistenziale.
Perché se da un lato ci sono tante donne con minori che hanno già raggiunto alcune città pugliesi, dall’altro ci sono persone sole che arrivano qui senza alcun punto di riferimento. Come il caso della donna e del bambino che qualche giorno fa si sono presentati ai servizi sociali del Comune di Bari. Nel capoluogo sarebbero al momento dieci i profughi censiti.
«Verrà ampliata la rete di accoglienza dei Cas per i profughi ucraini, come abbiamo già fatto la scorsa estate con i profughi afghani, tramite un avviso pubblico che la Prefettura ha adottato per strutture che possano offrire vitto, alloggio e servizi di pulizia. Abbiamo raccolto anche la disponibilità delle strutture religiose, della Asl a effettuare i necessari screening sanitari e eventualmente le vaccinazioni» ha spiegato il prefetto di Bari, Antonella Bellomo ricordando che in Questura sarà possibile richiedere il permesso di soggiorno temporaneo di un anno e che i sindaci «saranno essenziali specie per la cura e la scolarizzazione dei minori». Tra le ipotesi in campo anche quella di utilizzare gli ex Covid Hotel.
«Per quanto riguarda gli aiuti – ha spiegato il sindaco Antonio Decaro – stiamo cercando di canalizzarli, come Comuni, attraverso la Croce Rossa, su un conto corrente oppure un messaggio di solidarietà, perché gli unici aiuti che al momento ci vengono richiesti sono di tipo sanitario per l’acquisto di farmaci, non stiamo raccogliendo indumenti o generi alimentari». Indumenti e generi alimentari che invece continuano ad arrivare nei punti di raccolta. Da via Giulio Petroni – punto allestito dall’associazione Italia Ucraina di Puglia e Basilicata – a via Nicolai, non c’è più spazio nei locali che ogni ora ricevono pasta, biscotti, latte, vestiti e giocattoli. Tutto messo nei cartoni e pronto per il lungo viaggio.
La targa a firma di Putin a Bari
Intanto, non si ferma la polemica sulla “cancel culture”, la petizione online con la quale oltre 15mila baresi chiedono al sindaco la rimozione della targa con la firma di Putin, installata sotto il San Nicola in bronzo, la statua donata dal presidente russo nel 2003 e che campeggia davanti alla Basilica.
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La targa con la firma di Putin
«Non sono favorevole a cancellare pezzi di storia, si potrà magari mettere accanto una epigrafe per spiegare la posizione della città rispetto a quella targa» ha spiegato Decaro ricordando di aver lasciato nei giorni scorsi un mazzo di fiori ai piedi di quella statua perché «San Nicola è il santo delle imprese audaci, della fratellanza, dell’unione tra Oriente e Occidente».
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