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ROMA – Per la prima volta in Italia sono stati individuati i movimenti ‘silenziosi’ delle faglie, quelli che avvengono molto lentamente e senza provocare terremoti: sono stati registrati dai satelliti radar e Gps nella zona del Pollino e permettono di spiegare perché, rispetto al resto dell’Appennino, in quest’area i terremoti di magnitudo elevata sono meno frequenti. (Anche se non del tutto, LEGGI LA NOTIZIA SULLA SCOSSA DEL QUINTO GRADO DEL 26 OTTOBRE 2012).
Quella elaborata, dunque, è una ricerca che tenta di far luce su un fenomeno che ha registrato nell’arco di pochi centinaia di microscosse, culminate in alcuni casi in scosse di più rilevante intensità anche se mantenutesi sotto il sesto grado di magnitudo.
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La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Scientific Reports ed è stata condotta da Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Irea-Cnr) in collaborazione con il Dipartimento di Protezione Civile.
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I dati sono stati raccolti grazie ai satelliti radar della costellazione Cosmo-SkyMed dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e dalle stazioni Gps della rete Ring dell’Ingv.
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I dati hanno permesso di analizzare la lunga sequenza sismica avvenuta fra il 2010 e il 2014 nella zona del Pollino, compresa fra tra Calabria e Basilicata. È emerso che sono avvenuti contemporaneamente due tipi diversi di movimenti delle faglie: da un lato le fratture della crosta terrestre che accadono in pochi secondi e scatenano i terremoti; dall’altro i movimenti lenti, che richiedono settimane o mesi e che non generano terremoti.
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Per il coordinatore della ricerca, Nicola D’Agostino, dell’Ingv, è importante chiarire che questo movimento lento delle faglie contribuisce «al rilascio di una parte dell’energia che verrebbe altrimenti liberata dai terremoti», in base a questo studio si spiegherebbe allora perché, ha aggiunto, «rispetto al resto dell’Appennino, i terremoti di magnitudo più elevata sono relativamente meno frequenti nell’area del Pollino».
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