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Il Tribunale di Catanzaro

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CROTONE – Ci sono anche quattro finanzieri (alcuni in congedo) indagati per rivelazione di segreti e altro, insieme a vari imprenditori e due collaboratori di giustizia, nell’ambito dell’inchiesta che nel gennaio 2020 portò all’operazione Thomas, condotta dalla Dda di Catanzaro contro i presunti colletti bianchi della cosca Grande Aracri di Cutro: uno dei pentiti, Giuseppe Liperoti, ex cassiere del clan, è peraltro accusato di aver avuto un ruolo nell’omicidio di Antonio Macrì, vittima di lupara bianca nell’aprile 2000.

In tutto 15 le persone alle quali è stato fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini dai pm Antimafia Domenico Guarascio e Paolo Sirleo. I militari sono accusati di avere, attraverso l’abusiva consultazione delle banche dati, attinto informazioni coperte dal segreto istruttorio in favore di alcuni imprenditori, informandoli su attività di polizia giudiziaria o economico-finanziaria in itinere, oppure compiendo gravi omissioni, per esempio non denunciando reati o fatti suscettibili di approfondimenti investigativi.

Indagati i finanzieri Donato D’Amelio, 69enne di Grumento Nova (Pz); Giuseppe Condemi, (61), di Crotone; Roberto Triolo (58), di Barcellona Pozzo di Gotto (Me); Domenico Ferrara (61), di San Severo (Fg), in servizio o già in servizio a Crotone; gli imprenditori cutresi Rosario Lerose (65), Pietro Lerose (35), Carmine Cotruzzolaro (48), Giuseppe Greco (47), Ilario Fazzolari (64); i collaboratori di giustizia Giuseppe Liperoti (42), di Cutro, e Giuseppe Antonio Mancuso (58), originario di Cropani; i catanzaresi Antonio Mercurio (56), Giuseppe Celi (45), Ivano lanzo (45); Giovanni Gentile (57), di Lamezia Terme.

D’Amelio è accusato anche di concorso esterno in associazione mafiosa per aver comunicato, secondo ipotesi tutte ancora da verificare, notizie riservate ottenendo regalie varie. Per esempio avrebbe informato nel luglio il capocosca Giuseppe Vrenna, oggi pentito, di un’imminente misura cautelare nei confronti dell’imprenditore di Isola Capo Rizzuto Francesco Anselmo Cavarretta, e ancora avrebbe svelato a Giuseppe Nicoscia, esponente dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta di Isola, che c’era una microspia nella sua auto; si sarebbe attivato anche per chiedere lumi su eventuali indagini sul carrozziere crotonese Antonio Borrelli.

Cotruzzolaro, Fazzolari e Greco sono accusati di aver offerto 5000 euro a Condemi perché tenessero indenne da contestazioni lo stesso Greco. Concorso esterno in associazione mafiosa è l’accusa per Gentile, che avrebbe messo a disposizione la sua ditta con sede a Lamezia per investimenti della cosca di Cutro, e per il faccendiere Mancuso che avrebbe alterato documenti bancari.

Mercurio e i Lerose sono accusati di truffa al Comune di Cutro per aver falsificato i requisiti per l’ottenimento dell’appalto per il servizio idrico. Liperoti è accusato di aver aiutato i killer a trasportare su un carrello il corpo del desaparecido Macrì, ucciso a Cutro, a colpi di mitraglietta, da Vito Martino (condannato all’ergastolo in via definitiva nel processo Scacco Matto) e Ernesto Grande Aracri (assolto) su mandato del boss Nicolino Grande Aracri (ergastolo definitivo). Celi è accusato di aver fatto parte della cellula catanzarese del clan per conto del quale Lanzo avrebbe tentato di appiccare il rogo alla società Ciop Nautica.

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