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A CIRCA una settimana dalla chiusura del centro di trasferenza dei rifiuti di Tito, Potenza comincia a boccheggiare. Cassonetti stracolmi un po’ ovunque, dal centro alla periferia, dalle zone più popolose a quelle a minore densità abitativa. L’Acta, come spiega l’assessore comunale all’Ambiente Pasquale Pepe, sta facendo del suo meglio, considerando che la spazzatura viene trasferita a Sant’Arcangelo, Venosa e Atella.
«Ci vogliono 4 ore solo per arrivare e tornare – dice Pepe – in più bisogna tener conto degli orari di apertura delle discariche che, per quanto flessibili in questi giorni di emergenza, sono ugualmente ridotti per i nostri mezzi». Ecco dunque spiegato perché, nonostante la continuità di servizio da parte dell’Acta, i disagi sono ancora evidenti. «Entro lunedì – rassicura Pepe – la situazione dovrebbe tornare a regime». La Provincia di Potenza, infatti, pare abbia apportato ulteriore modifica all’ordinanza per il trasferimento dei rifiuti della città a Sant’Arcangelo, Venosa e Atella ottenendo la disponibilità di altri Comuni più vicini, come Brienza. Il trasporto in discarica, infatti, è dispendioso sia in termini economici che di tempo. Intanto l’Acta fa quel che può, cominciando dalle aree più interne e spostandosi via via verso le zone più periferiche. A oggi, appaiono piuttosto congestionate Macchia Romana, Verderuolo, via Angilla Vecchia.
L’assessore Pepe, tuttavia, non molla né sul fronte della riapertura del centro di trasferenza di Tito né sull’attivazione in deroga di quello a Vallone Calabrese, all’ex inceneritore di San Luca Branca. Ieri, insieme a Provincia e Regione, si è tenuto un primo sopralluogo durante il quale Pepe ha mostrato ad entrambi gli enti l’impianto del vecchio inceneritore, funzionante già da diversi anni ma della cui funzionalità né Provincia né Regione erano a conoscenza.
«La cosa – specifica Pepe – è venuta fuori in questi mesi di continui sopralluoghi e ricerca di permessi per portare finalmente a compimento il progetto di realizzazione del centro di trasferenza». Si tratta in particolare del braccio meccanico che preleva i rifiuti e delle vasche usate dall’inceneritore e che adesso sono parte della riconversione in centro di trasferenza. Già diversi giorni fa è stata consegnata tutta la documentazione necessaria per la sua attivazione, in programma prima dell’emergenza. Quello che adesso si chiede è un’anticipazione dell’apertura, in deroga, giusto il tempo necessario affinchè l’impianto entri in funzione secondo previsione.
Lunedì, quindi, si attende un nuovo sopralluogo, insieme ad Arpab e Asp questa volta. Contemporaneamente si lavora sulla separazione dei rifiuti e la biostabilizzazione, come da progetto.
Sull’ordinanza del Parco dell’Appennino Lucano Val D’Agri Lagonegrese che ha chiuso il centro di trasferenza di Tito, invece, Pepe non si smuove: «L’ordinanza così com’è urge di una rimodulazione rispetto alla possibilità di revocare la chiusura». Dello stesso parere il presidente della Provincia di Potenza Nicola Valluzzi, che in una precedente intervista ha fatto appello alla misura di autotutela a cui l’Ente Parco può ricorrere per revocare l’ordinanza, a suo parere «piena di illegittimità».
L’ordinanza, infatti, fa riferimento a una nota del Corpo forestale dello Stato con la quale si metterebbe al corrente il Parco – è lo stesso Ente che lo afferma – della sua esistenza per la prima volta, sebbene sia in funzione dal 2008. Inoltre la chiusura sembrerebbe imputata per la fatiscenza della discarica adiacente, in realtà già chiusa, e non per le condizioni del centro di trasferenza. Al proprietario, tuttavia, la B&B Eco, si impone la bonifica dell’intera area. Il Parco, sempre in un’intervista di qualche giorno fa, ha dichiarato di star valutando la possibilità di un atto che conceda l’uso del centro in deroga per una ventina di giorni. A oggi, però, tutto tace.
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