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Il primo giorno di guerra in Ucraina manda rapidamente a picco i listini mondiali, che fino all’ultimo avevano sperato in una soluzione diplomatica della crisi. Mentre da Kiev arrivano notizie sempre più allarmanti, e i governi occidentali annunciano ‘severe sanzioni’ contro la Russia, i mercati vivono una seduta da incubo, che riporta gli indici europei ai livelli della primavera 2021.

Il tracollo delle Borse, che si risvegliano all’alba con il conflitto già in atto, ha come effetto immediato l’esplosione dei prezzi energetici, con il gas che balza del 40%, il petrolio che sfonda il tetto dei 100 dollari al barile (non accadeva dal 2014) e i cereali ai massimi da dieci anni. Ora sarà il tipo di sanzioni internazionali verso la Russia, spiegano dalle sale operative, a fare da ‘bussola’ per i mercati nei prossimi giorni.

Nell’attesa, tra i primi effetti c’è il crollo storico della Borsa di Mosca, dove l’indice Rts (in dollari) sprofonda del 40% bruciando 259 miliardi. Il rublo tocca il minimo storico su sul dollaro. Le principali piazze finanziarie del Vecchio Continente chiudono con pesanti ‘rossi’ tra il 3 e il 4% (migliorando leggermente sul finale).

Tra le peggiori c’è Milano con il Ftse Mib che perde il 4,1% e “brucia” circa 25 miliardi di capitalizzazione in una sola seduta. Gli ultimi cali simili a Piazza Affari si erano avuti all’inizio della crisi geopolitica sull’Ucraina a fine gennaio (-4%) e nel giorno dell’allarme mondiale sulla variante Omicron a fine novembre scorso (-4,6%). Allargando lo sguardo all’Europa invece il ribasso del 3,28% dell’indice Eurostoxx 600, selezione dei principali titoli, costa una perdita di circa 331 miliardi di euro di capitalizzazione.

Il ribasso di oggi della borsa milanese si inserisce comunque solo all’ottavo posto nella classifica delle peggiori perdite dell’indice nel periodo più recente, dal gennaio 2020.

I riflessi più importanti sul prezzo del gas. Le quotazioni sono tornate a salire con una corsa agli acquisti sui mercati telematici. I prezzi sono cresciuti addirittura del 56%, con i future con scadenza a marzo a 139 euro, il livello più alto dall’inizio dell’anno, ma ancora lontano dai massimi registrati il 21 dicembre 2021, quando era stata toccata quota 166 euro. Storicamente la media è stata di 25 euro con qualche punto si 30.

La compagnia di Stato ucraina, Naftogaz ha dichiarato che i flussi si mantengono regolari e che le forniture proseguono soddisfacendo le richieste. Ma l’allerta nel mercato è alta per gli stock di gas attesi in Europa, un terzo dei quali passa proprio per l’Ucraina.

La nota del G7 di condanna del conflitto si chiude con l’impegno ad assicurare la stabilità delle forniture di gas, in coordinamento con i maggiori produttori e di intervenire in caso di eventuali interruzioni. Con i mercati in tumulto continuano la loro corsa le materie prime seppur con rialzi più contenuti rispetto a metà seduta.

L’oro, bene rifugio, tratta a 1.926 dollari l’oncia con un rialzo dello 0,85%. Nel valutario il rublo russo è precipitato, il dollaro è salito di oltre il 10% rispetto alla valuta russa, mandando il rublo al livello più basso di sempre rispetto al biglietto verde. La ricerca di asset sicuri fa scendere i rendimenti dei titoli di stato dell’Eurozona.

In Italia il rendimento del Btp decennale è all’1,803%, mentre lo spread Btp/Bund è a quota 163 punti rispetto ai 173 di metà seduta. Il conflitto potrebbe avere anche risvolti positivi trasformando i falchi in colombe. Prima fra tutte Isabel Schnabel, membro del consiglio direttivo Bce che da Jens Weidmann ha ereditato non solo la poltrona ma anche l’impostazione molto rigorosa. Nel suo intervento a una conferenza organizzata dalla Bank of England ha spiegato che la Bce sta monitorando la situazione da vicino e la guerra in Ucraina può ritardare l’uscita dal Qe.


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