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Sit-in a Bari dell’associazione Italo Ucraina di Puglia e Basilicata

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Ieri il sit-in della comunità Italo-ucraina di Puglia e Basilicata in corso Vittorio Emanuele a Bari. Domani le manifestazioni nelle principali piazze di tutta la Puglia per dire no alla guerra e all’invasione russa e dare una possibilità alla pace. Ad aderire ci sono i sindacati confederali e le categorie di Cgil, Cisl, e Uil, i partiti, a cominciare dal Pd, le associazioni, dall’Arci a Libera.

«Stop all’invasione» hanno urlato ieri in piazza sventolando le bandiere gialloblu i cittadini ucraini di Puglia. Tra loro residenti da oltre quindici anni in Italia con genitori, sorelle, fratelli, zii e nipoti svegliati dai bombardamenti della mattina dell’esercito di Mosca. «Con i russi siamo fratelli – hanno spiegato alcuni – abbiamo dall’altra parte dei parenti, parliamo quasi la stessa lingua e siamo legati nella storia, è insopportabile ciò che sta accadendo, gli autori sono dei fascisti”, ripetono invocando la solidarietà e l’intervento dell’Europa.

Manifesteranno anche organizzazioni religiose e associazioni di categorie produttive, come Coldiretti, che questa mattina sarà in piazza Libertà a Bari.

«Contro la guerra che affossa anche l’economia – scrive il sindacato dei coltivatori – scendono in piazza migliaia di agricoltori e pescatori che non riescono più a coprire i costi per il balzo dei beni energetici che si trasferisce a valanga sui bilanci delle aziende. Se il caro petrolio spinto dall’invasione dell’Ucraina costringe le barche a rimanere in banchina e ferma i trattori, le ritorsioni della Russia colpiscono i mezzi di produzione, a partire dai concimi, obbligando i coltivatori a tagliare i raccolti mentre sanzioni ed embarghi bloccano i commerci, sconvolgono i mercati e favoriscono le speculazioni”.

Una delegazione sarà ricevuta dalla prefetta Antonia Bellomo in nome di 100 mila aziende agricole della Puglia e più di 5mila imprese di lavorazione alimentare. I presidi di domani, invece, si svolgeranno a Bari e a Barletta nelle rispettive piazza Prefettura, a Brindisi in piazza della Vittoria, a Lecce in piazza sant’Oronzo, alle 10. Alle 11 invece a Taranto, sempre davanti alla Prefettura.

A Foggia sit-in di ieri è stato convocato da 22 associazioni della provincia (Acli, Ambasciata di pace, Anpi-Arci-Arci Gay ‘Le bigottè, Auser, Caritas diocesana di Foggia, Cgil, Cisl Uil, Fondazione Buon Samaritano, Fratelli della Stazione, La Merlettaia, Legambiente Circolo Gaia, Libera, Partito Democratico, Sinistra Italiana, Articolo Uno Mdp, Link, Ottavia, Unione degli studenti, Trash Challange.

«Una guerra, dopo due anni di pandemia, sarebbe devastante per tutto il mondo e in primo luogo per l’Europa», scrivono gli organizzatori. «Con la guerra si scatenerebbe una catastrofe umanitaria, una crisi energetica ed economica di incontrollabili proporzioni. Bisogna assolutamente fermare carri armati, navi e aerei da guerra.

Le questioni che contrappongono le parti, a partire dal tema della sicurezza, si risolvono sedendosi attorno a un tavolo con l’intervento di tutte quelle istituzioni che hanno il potere di assumere decisioni». Sulla stessa lunghezza d’onda anche il segretario Cgil Pino Gesmundo. Il sindacato scenderà in piazza contro la guerra assieme alle altre sigle e ai lavoratori delle aziende in crisi, come quelli della ex Osram, oggi Baritech.

«Occorre un intervento deciso delle istituzioni internazionali – ha scritto Gesmundo – per ricondurre il conflitto all’interno di un negoziato che salvaguardi la pace e la sicurezza in Europa, valori propri della Cgil contenuti nel nostro Statuto, rifiutando qualsiasi intervento militare e promuovendo la distensione e la cooperazione tra i Paesi, rispettando il diritto dei popoli ad autodeterminarsi.

L’annunciato precipitare della crisi russo-ucraina – ha aggiunto il segretario Cgil- riporta la guerra ai confini dell’Europa, dopo la tragedia dei Balcani. Si tratta dell’ennesimo fallimento delle diplomazie incapaci di dirimere in modo pacifico dispute di confine o economiche. Sappiamo chi paga i costi della guerra: i civili, la popolazione, in termini di vite umane insieme all’ulteriore impoverimento dovuto alla distruzione del paese.

A gioire – ha sottolineato – saranno i signori della guerra, chi proverà a speculare sui costi dell’energia o di altre materie prime. Serve un impegno serio e forte delle istituzioni internazionali per far cessare questo conflitto e aprire negoziati tra le parti».

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