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«E’ FATISCENTE», procura un «continuo transito di automezzi su un tratto viario sterrato ricadente in area parco» più precisamente in zona 2, «di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e culturale con limitato grado di antropizzazione». Dunque va chiusa.
Queste in sintesi le motivazioni dell’ordinanza con cui la direzione generale dell’Area tecnica di pianificazione dell’Ente Parco nazionale dell’Appenino lucano Val D’Agri lagonegrese ha chiuso il sito di trasferenza di rifiuti di Tito, in località Aia dei Monaci, dove conferiscono i rifiuti di Potenza e di 10 Comuni della provincia. Da oggi, dunque, il capoluogo di regione ripiomberà nell’incubo spazzatura. La situazione, già di per sé complicata con la chiusura delle discariche di Pallareta e Lauria, ora rischia di trasformarsi in emergenza. Appena appresa l’ordinanza nella giornata di sabato, l’amministrazione comunale si è messa subito all’opera per evitare il peggio, progettando un “piano B”: «La questione è sovracomunale, interessando anche Provincia e Regione dal punto di vista delle competenze – afferma l’assessore all’Ambiente del Comune di Potenza, Pasquale Pepe – Avremmo potuto tranquillamente aspettare che si muovesse qualcosa dall’alto ma abbiamo deciso di metterci subito al lavoro per trovare una soluzione, almeno momentanea, ed evitare il più possibile disagi alla città. Chiederemo pertanto alla Provincia e alla Regione Basilicata l’utilizzo in deroga del centro di trasferenza all’ex inceneritore di San Luca Branca a Potenza, che già c’è sebbene non sia ancora entrato in funzione. In settimana, così come in previsione, saremo in grado di presentare tutta la documentazione necessaria per avviare la Conferenza di servizio. Quello che intanto chiediamo è l’utilizzo in deroga per qualche mese, in attesa che il centro entri regolarmente a regime».
Una soluzione che potrebbe trovare un riscontro positivo, se si pensa che lo stesso centro di trasferenza di Tito, interamente gestito da un privato, ha lavorato per sei anni proprio grazie all’autorizzazione in deroga degli enti provinciale e regionale.
Sull’ordinanza in sé, Pepe invece afferma: «C’è piombata addosso all’improvviso. La cosa strana è che non si parla né di inquinamento né di altro. Che fosse fatiscente e che ci fosse il passaggio dei mezzi pesanti si sapeva da tempo. La discarica non è un campo di bocce che si considera lateralmente ma una struttura di per sé antitetica rispetto a un territorio che si trova in un Comune che fa parte di un’area protetta. Risulta quindi strana l’affermazione iniziale dell’ordinanza, nella quale l’Ente Parco dichiara addirittura di apprendere in maniera sorprendente dell’esistenza di questa discarica in area Parco tramite una nota del Corpo forestale dello Stato del 16 ottobre scorso».
Richiama dunque alla responsabilità l’assessore Pepe. La responsabilità di chi a vario titola occupa poltrone istituzionali e amministrative. Perché, «con i cittadini – dichiara – non si scherza». Altro aspetto, e certamente non secondario, è la questione delle competenze dell’Ente Parco, per la verifica delle quali il Comune di Potenza non esclude la possibilità di rivolgersi a un giudice amministrativo. Intanto si legge nell’ordinanza che per l’intervento in questione l’Ente Parco fa appello all’art. 29, comma 1, della legge quadro aree naturali protette che regolamenta i poteri dell’organismo di gestione dell’area naturale protetta e che dice: “Il legale rappresentante dell’organismo di gestione dell’area naturale protetta, qualora venga esercitata un’attività in difformità dal piano, dal regolamento o dal nulla osta, dispone l’immediata sospensione dell’attività medesima ed ordina in ogni caso la riduzione in pristino o la ricostituzione di specie vegetali o animali a spese del trasgressore con la responsabilità solidale del committente, del titolare dell’impresa e del direttore dei lavori in caso di costruzione e trasformazione di opere”. E’ quanto infatti ordinato al proprietario della discarica, che dovrà provvedere alla rimessa in pristino entro e non oltre i 90 giorni dalla notifica del presente provvedimento. A 60 giorni, invece, a decorrere dal giorno successivo a quello di pubblicazione presso l’Albo pretorio dell’Ente Parco, è facoltà degli eventuali responsabili dell’abuso ricorrere contro il provvedimento presso il Tribunale amministrativo regionale (Tar) della Basilicata.

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