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VIBO VALENTIA – La corte di Assise d’Appello di Catanzaro ha assolto i tre imputati al processo per la morte di Placido Scaramozzino, il parrucchiere 53enne di Arena, del quale non si è saputo più nulla dal 28 settembre del 1993. Per quell’episodio i collaboratori di giustizia Enzo Taverniti e Francesco Loielo avevano tirato in ballo i tre imputati: Antonio Altamura, presunto boss del locale di Ariola, Vincenzo Taverniti, detto “Cenzo da Ariola”, e Antonio Gallace.
La Corte presieduta dal giudice Palma Talarico (a latere Petrini) ha quindi ribaltato il verdetto di primo grado nei confronti dei primi due, che avevano riportato una condanna a 28 anni ciascuno di reclusione, confermando, invece, l’assoluzione per il terzo. I tre erano difesi dagli avvocati Vincenzo Cicino, Giovanni Marafioti e Salvatore Staiano che avevano sostenuto la completa estraneità ai fatti dei rispettivi clienti evidenziando l’insussistenza di elementi probatori nel racconto del collaboratore di giustizia, mentre il pm della Dda, Salvatore Curcio, aveva chiesto il carcere a vita per Altamura e Taverniti mentre nei confronti di Gallace aveva invocato una pena di 24 anni.
I tre imputati furono identificati grazie alle dichiarazioni soprattutto del pentito Enzo Taverniti e proprio attraverso quelle la Dda di Catanzaro aveva proceduto all’arresto dei tre accusati di un omicidio che, secondo l’accusa, sarebbe rientrato nella logica di sterminio del gruppo Maiolo per favorire l’ascesa della cosca di ‘ndrangheta dei Loielo. Scaramozzino rimase vittima della lupara bianca il 28 settembre del 1993 quando la vittima fu fermata mentre si trovava a bordo della sua auto. Il parrucchiere fu legato e trascinato lungo un sentiero nella boscaglia di Gerocarne. Successivamente fu denudato, colpito con una zappa al petto e alla testa e, sempre secondo il racconto del pentito, sepolto vivo. Il suo corpo non è mai stato trovato.
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