Michele Abbaticchio, sindaco di Bitonto e accanto uno dei luoghi simbolo del centro storico
3 minuti per la lettura«È stata sicuramente una bella giornata. Adesso alla mia comunità dico: andiamo avanti, continuiamo sulla strada della legalità». Michele Abbaticchio, sindaco di Bitonto e vice presidente di Avviso Pubblico (la rete degli enti locali contro le mafie e la corruzione), non nasconde la soddisfazione per la vasta operazione che ha portato a 43 arresti. «Ringrazio vivamente i magistrati e le forze dell’ordine. Lo Stato ha dato ancora una volta la sua risposta».
Dall’ordinanza emerge un quadro molto preoccupante. Ragazzi vedette al servizio della criminalità.
«È quello che come Comune e Avviso Pubblico andiamo ripetendo da ormai 7-8 anni nei comitati per l’ordine pubblico e la sicurezza: giovani leve stipendiate dalla mala. Abbiamo dovuto pagare un prezzo altissimo, la vita di un’innocente Anna Rosa Tarantino (l’anziana uccisa nel dicembre 2017 durante un conflitto a fuoco nel centro storico, ndr) per comprendere che Bitonto poteva ricominciare. Tutta questa operazione parte proprio da quell’omicidio. Ora spero che i ragazzi abbiano finalmente capito che se fai il bandito prima o poi finisci in galera o in una bara».
Il direttore centrale anticrimine della Polizia di Stato, il prefetto Francesco Messina, ha paragonato la base organizzativa del gruppo criminale Conte, blindata e videosorvegliata, al quartiere napoletano di Scampia.
«È purtroppo un fenomeno che non riguarda solo Bitonto, ma è linea con altre realtà. Noi come Avviso Pubblico studiamo da sempre le mafie nel Mezzogiorno e il percorso criminale è identico: dare stipendi ai ragazzi è un modus operandi. Prima fanno le vedette, poi passano allo spaccio, poi vengono armati e addestrati e infine passano al controllo del territorio e alla guerra con i clan rivali. E devo dire che dopo il terribile omicidio di Anna Rosa Tarantino qualcosa è cambiato nella mia Bitonto. Sparatorie non ne abbiamo più viste».
La zona 167 era una di queste basi operative. Ora che lavoro c’è da fare per riqualificare socialmente quell’area?
«In questi anni abbiamo investito tantissimo sia sul centro storico e sia sulla zona 167. Ricordo ancora quando ci hanno incendiato per ben due volte il campetto di calcio mettendoci lo striscione in dialetto “Che qua sta la guerra”. Noi non ci siamo arresi. Abbiamo giocato la nostra partita di calcio, abbiamo dato in gestione quel campo e abbiamo avviato tanti progetti come l’orto sociale, la casa della musica e il piano di rigenerazione».
Lei però invita a non abbassare la guardia.
«Grazie alle dichiarazioni dei pentiti, e anche ai cento uomini di polizia mandati qui, siamo arrivati a questi arresti. Oggi non abbiamo più la videosorveglianza della malavita, però siccome la domanda di droga come cocaina e marijuana è alta, è chiaro che ci si riorganizza con sentinelle che fanno meno clamore. E con gli allentamenti delle restrizioni Covid bisogna monitorare le piazze. In questa fase di pandemia abbiamo notato ad esempio che la malavita è scomparsa dal centro storico».
Lei dopo dieci anni di mandato è alle sue ultime settimane da sindaco. E a Bitonto tra qualche mese si andrà a votare. Non teme che le elezioni possano far gola alla criminalità e alla cosiddetta “zona grigia”?
«Dico a tutti di stare lontano da chi chiede il voto promettendo in cambio favori, che siano soldi o lavoro. I bitontini sanno che il voto deve essere libero e trasparente. Faccio appello a tutti i segretari di partito affinché tengano lontano i candidati sospetti. Non so quale sarà il mio ruolo nella campagna elettorale, ma continuerò a battermi sui temi della legalità e della democrazia affinché la mia comunità respinga con forza questi fenomeni ».
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