Valeria Marini e Agostino Iacovo su Novella 2000
2 minuti per la letturaPAOLA (COSENZA) – La nota showgirl Valeria Marini è stata pizzicata a Milano con il 42enne cetrarese Agostino Iacovo, manager e produttore, gestore di una società di comunicazione con sede a Milano con la quale collabora anche l’ex manager di Fabrizio Corona. Il settimanale “Novella2000” ha fotografato Marini e Iacovo all’uscita dal ristorante “I Parioli” e in un servizio in uscita oggi (16 febbraio) nelle edicole s’interroga: “Valeria Marini, nuovi progetti di coppia?”. E aggiunge: “Valeria Marini con l’imprenditore calabrese Agostino Iacovo si sono incontrati a Milano, hanno pranzato al ristorante “I Parioli” e hanno messo le basi per progetti lavorativi di produzioni televisive. Sarà solo questo?”, si chiede il settimanale diretto da Roberto Alessi in modo molto malizioso.
Qui sul Tirreno cosentino, in effetti, circola con molta insistenza la voce di un rapporto umano importante tra Marini e Iacovo, una sorta di fidanzamento, ma al momento i riscontri in nostro possesso circoscrivono il tutto a meri incontri professionali.
Ad ogni modo, Agostino Iacovo, che avrebbe conosciuto Valeriona grazie a Fabrizio Corona, è stato anche il manager del cantante neomelodico palermitano Tony Colombo. Il 42enne cetrarese era stato condannato in primo grado (ma poi assolto in secondo grado e Cassazione) per associazione a delinquere, riciclaggio e condannato in via definitiva per reati di percosse, minaccia e calunnia. Attualmente è imputato per false fatturazioni in una inchiesta della Procura di Paola per aver creato un impero di società intestate a prestanome con cui riciclava denaro (“Camaleonte”). Per queste accuse era stato arrestato ma poi scarcerato dal Riesame e la Cassazione in seguito annullò anche i sequestri delle società, ritenendo insussistenti i presupposti di legge.
E’ stato altresì coinvolto ma assolto in un’altra inchiesta penale che lo accostava al nome del boss di ‘ndrangheta Franco Muto. Venne infine assolto dall’accusa di associazione esterna mafiosa perché la Corte di Appello di Catanzaro ritenne che lui rappresentava la figura di imprenditore vittima e non di imprenditore colluso.
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