Il tribunale di Cosenza
2 minuti per la letturaCOSENZA – Non si farà alcun processo per stabilire se fosse Andrea Rudisi il pistolero del pub “B-side” di Rende, l’uomo che il 26 ottobre del 2006 esplode diversi colpi di pistola contro un buttafuori del locale, l’allora ventenne Massimiliano D’Elia, ferendolo quasi a morte.
La Procura di Cosenza, infatti, ha chiesto e ottenuto l’archiviazione dell’inchiesta aperta a seguito delle confessioni di numerosi collaboratori di giustizia che indicavano in Rudisi, quarantenne con precedenti per droga e rapine, il vero autore di quell’agguato. Sì, perché per i fatti del “B-side” un altro uomo ha incassato la condanna per tentato omicidio e scontato dieci anni di carcere, si tratta di Andrea Molinari, un trentenne la cui unica colpa, quella sera, è stata quella di trovarsi all’interno del locale in compagnia del suo amico Pino Ruffolo. Contro di lui c’erano soprattutto le dichiarazioni di un dipendente del locale che sosteneva di aver assistito alla sparatoria e indicava proprio in Molinari l’uomo vestito di nero che aprì il fuoco contro D’Elia.
L’episodio ha avuto un seguito luttuoso nel 2011. A settembre, infatti, proprio Ruffolo cade in un agguato tesogli in via degli Stadi da un uomo a bordo di uno scooter che lo crivella di proiettili mentre è alla guida della sua Giulietta Alfa Romeo. Qualche anno dopo, a finire in galera per quell’omicidio è lo stesso D’Elia, in seguito condannato al termine del processo di primo grado, e proprio il suo arresto riaccende i riflettori sul pasticciaccio del B-side.
Ne parlano sei pentiti: quattro indicano in Rudisi il vero autore del ferimento, due puntano il dito contro Ruffolo. Nel mezzo c’è pure il testimone oculare, decisivo anni prima per far condannare Molinari, che di recente però ritratta le accuse e spiega di essere stato compulsato da un carabiniere. Alla fine si aggiunge lo stesso D’Elia che per tutti questi anni ha sempre negato di aver visto in faccia il suo aggressore, ma che durante il processo a suo carico, rilascia dichiarazioni spontanee e dice: «Fu Molinari a spararmi».
Erano questi tutti gli elementi sul tavolo del pm Margherita Saccà che, all’esito delle indagini, ha ritenuto il quadro in suo possesso troppo confuso per poter procedere all’incriminazione di Rudisi, un epilogo che comunque non pregiudica il processo di revisione che i difensori di Molinari stanno cercando di ottenere per poterlo così finalmente riabilitare.
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