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La friggitoria di prossima apertura in via Sparano

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La fritturina di pesce tra le vetrine e il passeggio? Tra gli abiti e i manichini? Proprio no. Ancor prima dell’apertura – attesa molto probabilmente a fine primavera – fa già discutere a Bari l’arrivo di un take away di prodotti ittici nel cuore dello shopping cittadino. Nella centralissima via Sparano. Sorgerà in uno dei primi isolati, al posto di una gioielleria, tra via Dante e Piazza Umberto, accanto a un bar. Una notizia se non fosse che negli ultimi anni la principale e nobile strada del commercio cittadino sta progressivamente cambiando la sua vocazione.

Certo, resistono i negozi di alta moda, di catene internazionali, ma si affacciano sempre più attività legate alla ristorazione. Come bar, pasticcerie e gelaterie. Ma la friggitoria fa già storcere il naso.
Tante le polemiche in queste ore, specie sui social, tra chi paragona la via Sparano di Bari alle più blasonate via Condotti a Roma o via Monte Napoleone a Milano. «Ma ve le immaginate lì una rosticceria o un bancone di pesce nel cuore dello shopping e degli acquisti prêt-à-porter?» è il commento più gettonato.

«Nessun problema, se non l’amara constatazione che il glorioso commercio barese è in crisi, e le cause sono tante e molteplici. I negozi storici, le grandi firme, le gioiellerie di lusso abbassano la saracinesca lasciando spazio ad un nuovo volto di questa strada dedicato sempre di più al food, al take away e ai bar» ragiona il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Filippo Melchiorre. Un ragionamento a tutto campo arriva da Sergio Ventrella, ex assessore allo Sviluppo economico nella prima giunta comunale di Michele Emiliano (2004-2009).

«Nulla da dire sull’iniziativa imprenditoriale ma c’è un però. Prima con le tabelle merceologiche, la zonizzazione delle attività commerciali e il contingentamento delle licenze, era il Comune a decidere dove far aprire gli esercizi pubblici (bar, pub e ristoranti) e gli esercizi commerciali (negozi). Questo, a mio avviso, era importante perché si aveva la possibilità di calibrare il rapporto tra offerta e domanda ed evitare una spietata concorrenza, oltre che, ovviamente, avere la possibilità di stabilire quali tipologie di attività far aprire in determinate vie della città.

Oggi, purtroppo – ragiona Ventrella – con il Decreto Legge Bersani, introducendo la liberalizzazione, è possibile aprire due negozi o anche tre, della stessa tipologia merceologica, uno accanto all’altro o, appunto, una pescheria in via Sparano. Ma, considerando il prezzo delle locazioni dei locali in quella via, a quanto venderà il pesce? Le cozze a 10 euro il chilo?».

Le locazioni appunto, che in via Sparano raggiungono cifre da capogiro anche per pochi metri quadri. Senza dimenticare che sino a qualche anno fa – poi sono arrivate le liberalizzazioni nazionali – sulla strada pendeva un vecchio vincolo merceologico imposto dal Comune, che vietava l’apertura di attività legate alla ristorazione e agli alimentari in tutti gli isolati, ad eccezione del primo (tra corso Vittorio Emanuele e via Piccinni) e dell’ultimo (tra piazza Moro e piazza Umberto). Tratti nei quali non a caso già da anni insistono take away e bar.

Insomma, ora ci si appresta a una piccola rivoluzione commerciale che testimonia la vocazione della città verso il food e la convivialità. Tra qualche mese ad esempio aprirà “da Michele”, la storica pizzeria napoletana che ha trovato dei locali tra corso Vittorio Emanuele e piazza Chiurlia, a ridosso di uno degli ingressi di Bari vecchia. Sempre su corso Vittorio Emanuele, ma all’incrocio con via Quintino Sella, da alcuni mesi c’è invece “La porchetteria” con prodotti e ingredienti provenienti da Ariccia.

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