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NAPOLI. Nel mentre gli assidui frequentatori della ricerca del De Laurentiis pensiero riguardo il futuro della società, stanno inseguendo la chimera di Jeffrey Bezos, titolare del marchio Amazon, intenzionato, secondo i ben informati (!) ad acquistare le attività partenopee che possano ingigantire il suo già sconfinato patrimonio ( si parla del porto e della società di calcio ndr) , la restante parte, la struttura tecnica, lo staff comandato da Spalletti, studia con le dovute cautele e le indispensabili riflessioni, quale undici opporre al team neroazzurro, e, soprattutto, se affidare le chiavi del centrocampo al duo Ruiz – Anguissa, e far gestire la difesa al fresco campione di Coppa d’Africa, Koulibaly.
Molti si interrogano se non fosse superfluo mettere in discussione chi ha portato la carretta, in questo mese e passa di assenza dei due “big”, sputando sangue, è questo il caso in cui questa espressione si sposa alla perfezione con il sacrificio compiuto da Lobotka e Jesus: il primo si è guadagnato con prestazioni sempre al di sopra della sufficienza, il merito di aver dimostrato il valore, per troppo tempo sommerso da critiche, da delusioni, dettate più dalla mancanza di fiducia riposta in lui, che dalle caratteristiche, ampiamente sostenute da un ex idolo della tifoseria azzurra, quel mai dimenticato Marek Hamsik, che lo aveva allevato nella nazionale slovacca, e che ne conosceva a menadito le capacità. Mai un pallone allontanato con fretta, sempre diligente nell’alzare la testa e trovare lo spazio per offrire la sfera, non solo a quello a lui più vicino, bensì al compagno che potesse gestire l’azione con migliore visione di gioco, per molti, lavoro elementare, o come si suol dire, “scolastico”, ma alla fine dei conti sempre efficace e redditizio.
Forse se gli si può imputare una piccola deficienza, è la difficoltà che trova, quelle poche volte che avanza e si porta al limite dell’area, di non tentare la conclusione dalla distanza, visto che è dotato di buona tecnica e discreta potenza di tiro. E cosa sottolineare dell’arcigno francobollatore degli avversari che sfondano dalla parte centrale dell’attacco? Tante maldicenze avevano accompagnato il suo arrivo sulla sponda napoletana: “è costato zero, quindi un affare che accontenta solo il patron che ha lasciato intatta la tasca”, “ormai dopo dieci anni trascorsi in Italia, cinque all’Inter ed altrettanti in forza ai giallorossi della capitale, è alla frutta”, ed invece, ancora una volta i giudizi frettolosi e condìti da quel briciolo di pessimismo, che accompagnano i tifosi partenopei, sono andati a sbattere contro la realtà di un atleta che ha dimostrato appieno le virtù che si tessevano su di lui anni addietro. Merito, per entrambi, del tecnico? Lo abbiamo sottolineato più volte e la gara di sabato è lì a verificare la coerenza dell’allenatore, che, anche questa volta, non si lascerà influenzare dai “suggerimenti” che arrivano da più parti, pronti, in caso di risultato negativo, ad affermare che la scelta alternativa sarebbe stata vincente.
Grazie, invece, alle cinque sostituzioni, nulla sarà irrimediabilmente compromesso, anche perché la tattica non riguarderà solo il Napoli, che ha dalla sua, ben due risultati, con la vittoria in percentuale maggiore, ma anche il pari non sarebbe da buttar via, rimanendo fermo il distacco dall’ Inter, ma anche gli ospiti che avranno la defezione di Bastoni, squalificato ed infortunato, e la scelta per il duo d’attacco, con Sanchez e Dzeko favoriti su Lautaro Martinez, e l’attenzione che dovrà porre Doveri, direttore della gara, al confronto Skriniar – Osimhen con il primo che in uno scontro, fortuito, ad alta quota, per impattare un cross, nella partita di andata aveva frantumato il viso alla “chioma dorata”. In settimana il tecnico toscano ha catechizzato il nigeriano soprattutto sul comportamento da avere in campo, dal punto di vista della disciplina, non disdegnando di ribadirgli che ha il compito, in fase di non possesso, di muoversi con diligenza e tempestività sull’azione che viene impostata dalle retrovie da parte dell’Inter. Si è ormai alla vigilia del match del secolo, come è stato definito dalla tifoseria azzurra, e mai il Napoli alla venticinquesima gara del torneo è risultato primo in classifica: che fosse la volta buona ??
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