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Patrizio Bianchi

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Dialogo sì, retromarcia no. Patrizio Bianchi incassa le critiche alla nuova formulazione degli esami di fine anno scolastico e la bocciatura dei sindacati di categoria confluita nel parere negativo espresso dal Consiglio superiore della pubblica istruzione, ma tira diritto sul ritorno delle prove scritte. Il ministro lo ha fatto capire ieri, durante un intervento a Radio 24, in cui ha riferito sul confronto di martedì scorso con i rappresentanti della Consulta degli studenti. Un’occasione buona per spiegare le ragioni del governo «che vuole un ritorno alla normalità» ma non sembra disponibile a condurre alcuna trattativa sul punto.

«INCONTRO POSITIVO»

«Non era un negoziato quello di ieri (martedì, ndr) – ha detto Bianchi – era un momento di ascolto, dopodiché ho ribadito la necessità che gli studenti non devono avere paura. Come loro stessi hanno richiesto, le commissioni d’esame saranno interne, ci sarà poi un presidente esterno per garantire uniformità su base nazionale. Sto riflettendo sulle mie responsabilità e sul tema, come loro dicono, di dare più peso al percorso che gli studenti hanno avuto in questi tre anni. È stato un momento di riflessione reciproca molto maturo. Mi sembra che anche da parte dei ragazzi ci sia stato un giudizio positivo sull’incontro».

Bianchi segue l’evoluzione della protesta studentesca, tentando di comprendere le ragioni di un malessere diffuso, legato alla reintroduzione degli scritti agli esami e non solo. «A Milano – ha osservato – i ragazzi protestano per gli edifici cadenti. Su questo è necessario intervenire, dobbiamo rimettere in sicurezza le scuole. I ragazzi domandano anche una scuola nuova e più partecipata, non vogliono sentirsi abbandonati, ed è a questo tipo di voci che bisogna dare ascolto. Ascoltiamo i ragazzi e non facciamo un sacco unico dove mettiamo tutto. Ci sono situazioni diverse di cui bisogna tenere conto. Anche se non la chiamiamo “riforma della scuola”, possiamo parlare della necessità di una scuola nuova. Una scuola affettuosa pone al centro l’attenzione alla vita collettiva. Tutti mi domandano degli psicologi a scuola oppure che si affrontino le molte tematiche civiche, come l’educazione ambientale. Gli studenti hanno riportato un malessere che poi si trasforma anche in paura».

SICUREZZA E COVID

A mobilitare gli studenti, ovviamente, anche il caso di Lorenzo Parelli, il 18enne morto mentre svolgeva uno stage compreso nel programma di alternanza scuola-lavoro. Per Bianchi «dobbiamo tornare alla capacità di una scuola che integra anche con esperienze esterne e fare tutto in pienissima sicurezza. È fondamentale che ci sia una varietà di esperienze che rientrino in un percorso educativo, non servono esperienze spot. Faremo un tavolo insieme con i ragazzi: stiamo facendo nel Pnrr una riforma dell’orientamento scolastico che garantisca la sicurezza totale».

Medio tempore la scuola resta condizionata dall’emergenza Covid. La recente rivisitazione delle regole sulla quarantena in caso di casi positivi in classe – con significativi alleggerimenti – rafforza le lezioni in presenza. Ma restano i ritardi sulle consegne delle mascherine Ffp2, decisive in questa particolare fase pandemica e obbligatoria alla comparsa dei primi contagiati fra gli studenti o nel corpo docente.

«A causa delle nuove misure, il numero dei destinatari delle mascherine Ffp2 è aumentato in modo significativo – ha avvertito il presidente dell’Anp, Antonello Giannelli – Di conseguenza, l’incremento di circa 45 milioni del fondo per l’emergenza epidemiologica 2021/2022, essendo dimensionato su una platea costituita da studenti e personale delle sole scuole secondarie, potrebbe risultare insufficiente per fornire tali mascherine anche ad alunni e personale delle scuole primarie».

IL NODO MASCHERINE

Per Giannelli, dunque, «occorre che il decisore politico stanzi ulteriori somme per adeguare il fondo all’aumentato fabbisogno, estendendo l’applicazione del protocollo d’intesa o, meglio ancora, assegnandole direttamente alle istituzioni scolastiche».

Gli ha fatto eco Cristina Costarelli, presidente dei presidi del Lazio, facendo specifico riferimento alla carenza di Ffp2 alle elementari. «Mancano i fondi per comprare le mascherine alle primarie – ha evidenziato all’Adnkronos – Quelli stanziati lo scorso 27 gennaio erano destinati all’acquisto di Ffp2 per le secondarie superiori di primo e secondo grado. Così è scritto nel decreto. Il rischio di acquistarle per le primarie, anticipando le somme come prevede la legge, è quindi di non essere poi rimborsati».

Il 27 gennaio, ha ricordato Costarelli, il governo ha adottato un decreto che stanziava «fondi per gli alunni in auto-sorveglianza della secondaria; il 4 febbraio si sono aggiunte le primarie, dove l’uso delle Ffp2 è obbligatorio già dal primo caso di positività, ne occorre dunque un numero enorme».


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