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Quando che ancora vivevo a Roma, o meglio, quando che ancora studiavo all’Università (studiavo, vabbè).
Rifamo. Allora, quando che ancora ero iscritta all’università e vivevo a Roma, con la mia amichetta de cazzeggio dell’epoca,  tale Sabrina (persa poi nei meandri della vita, tra cambi di facoltà, case e fidanzati, magari la ritrovo co’ sto post e famo ‘na carrambata) restammo folgorate da Valerio Mastandrea. Lo vedemmo insieme, nello stesso momento anche se a diverse latitudini (ognuna sul suo divano) quando apparve la prima volta sullo schermo dell’allora glorioso Maurizio Costanzo show. 
Non esistevano, ancora, i cellulari, le mail manco (o meglio non erano di uso comune) e telefonarsi in tarda notte era considerata attività inurbana, fummo quindi costrette a tenerci questo palpito del cuore fino all’alba del mattino dopo, quando, in contemporanea, ci confessammo il nostro nuovo scopo di vita. All’istante decidemmo che dovevamo vederlo e ci incaponimmo per riuscire a entrare, tra il pubblico, al Costanzo Show.  Dopo varie (ma varie) poste riuscimmo a entrare nelle grazie di uno dei “compilatori di liste di ospiti”. Piccoli padreterni delle trasmissioni televisive. 
Ahò, nun amo beccato mai ‘na serata co’ lui presente. Dico, mai. Ce saremo annate na quindicina de vorte. 
Un giorno, quasi così come per un sentore mistico,  quando ormai avevamo deciso de lascià perdè, passammo per caso dalle parti del Parioli all’ora in cui si registrava e, folgorazione, stava lì. Trafelate e emozionate ci avvicinammo, e timide come due studentesse idiote qualunque (bimbeminkia  direste oggi) chiedemmo l’autografo.  Sul pezzo de carta, manco ‘no straccio de figa Smemoranda, niente. Du scontrini del negozio  da cui eravamo appena uscite. Lo ricordo come fosse oggi, a un certo numero di anni di distanza.  “Valerio, ehm Valerioooo, finalmente!  Ti guardiamo sempre! Come va? Tua mamma? Ce lo faresti un autografo?”. Ci guardò di sghiscio, con quello sguardo un po’ così che c’hanno loro che stanno sul palco.Un po’ choosy, diciamo.  “Cioè voi volete l’autografo mio? Ahò, io me credevo che ero ‘no sfigato, ma voi due state messe peggio eh. De brutto pure”.
 Lo guardammo estasiate e rimanenno lì, a muovere la testa facendo cenno di sì, come i canetti di peluche nelle macchine. 
 Ogni volta che io vedo Mastandrea in un film (e capita spesso veh, forse solo Servillo se vede tanto) io penso a quella scena. 
Ma quell’espressione lì, gliel’ho vista uguale, uguale sabato sera, ultimo spettacolo. Il comandante e la cicogna. Quando scopre del video della figlia che fa pompini su youtube. Ecco, a noi, me e Sabri, ci guardò così.
 Vent’anni dopo. Stessa emozione, stessa testa che fa sì sì. 
ps solo per questo il film meriterebbe di essere visto, ma c’è altro, tanto, molto altro. 
Ps del ps erano gli anni Novanta, i primi. Non l’era paleozoica. 
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