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«E’ ORA che noi italiani viviamo le nostre gioie, sono felice per il risultato raggiunto da Matera, è una vittoria del Sud e Matera se la merita». Fabrizio Barca professore e politico è in questi giorni in città, “una fortunata coincidenza” come lui stesso la ha definita ed è stato ospite ad un incontro organizzato dal Comitato Matera 2019, dalla Soprintendenza BSAE della Basilicata e dalla Community Edgeryders che si riunisce in questi giorni in città.
Prima però non si è sottratto a spendere qualche parola su un risultato che comunque risulta un esempio di partecipazione, uno di quei risultati che proprio per come sono concepite le capitali della cultura arrivano dal basso secondo principi che Barca ha più volte teorizzato: «io credo che ci sia stato un grande senso di partecipazione di questa città al risultato che è stato conseguito ed è importante soprattutto per il Sud che ha bisogno di poter contare su queste risorse. Ora certo viene il bello ma si tratta di un’occasione davvero straordinaria da non lasciarci sfuggire».
Barca che non è la prima volta che arriva a Matera apprezza anche «la volontà di trasformazione di una città che ha grande patrimonio, adesso questa città deve continuare sulla strada che è stata intrapresa con la candidatura e dovrà farlo applicandosi con il triplo della forza per riuscire a raggiungere il risultato più importante».
Un percorso che Matera ha completato con successo, con la proclamazione della scorsa settimana ma che adesso deve vivere un altro momento significativo con l’approdo e il percorso da costruire per arrivare al meglio al 2019.
Barca non ha potuto che ribadire che «la parte più complicata viene adesso. Consigli al sindaco Adduce? Non mi sento di dare alcun consiglio, posso solamente dire di continuare decisamente lungo la strada che è stata intrapresa che è la strada giusta».
Poi a Palazzo Lanfranchi si è parlato di “Case study adventures: storie di comunità e di beni pubblici in Basilicata e nel mondo”.
“In tutto il mondo, gruppi di cittadini si mobilitano per costruire e prendersi cura di beni pubblici sia materiali che immateriali. Allo stesso tempo, molti Stati faticano a difendere i servizi pubblici costruiti nel ventesimo secolo. Esploriamo insieme alcune di queste esperienze, e ci chiediamo se e come i cittadini raccolti in comunità possano costruire e custodire beni pubblici senza l’intervento dello Stato, o con un suo intervento minimale”.
Questioni che risultano di stretta attualità e che ben si sono integrate con i progetti legati all’innovazione, al cambiamento, alla partecipazione dei cittadini che la capitale della cultura e il dossier di candidatura hanno finito per portare con sè in quest’ultimo periodo.
p.quarto@luedi.it
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