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Agenti della Divisione investigativa antimafia

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LECCE – Voto di scambio politico-mafioso a Neviano, quasi 5mila abitanti in provincia di Lecce. Tremila euro per 50 voti più un posto di lavoro per il figlio di uno dei 2 fratelli ritenuti al vertice del clan mafioso e la promessa di essere disponibile in caso di necessità. Il do ut des è emerso dall’inchiesta della Dda di Lecce sfociata in 15 arresti eseguiti dai carabinieri. In carcere Michele e Antonio Coluccia, di Noha di Galatina (Lecce), 63 e 65 anni, ai domiciliari l’avvocato Antonio Megha, 62 anni, assessore comunale a Neviano con deleghe alla Cultura, Istruzione e Scuola, Contenzioso legale e Neviano nel Mondo, eletto in una civica alle amministrative del 20 e 21 settembre 2020, a meno di un mese dalle dimissioni dei consiglieri di opposizione e dei fuoriusciti dalla maggioranza.

Il clan Coluccia sarebbe stato attivo a Noha, Aradeo, Cutrofiano, Neviano, Corigliano d’Otranto e Lecce: i fratelli avrebbero ripreso le redini una volta tornati in libertà dopo aver scontato condanne per associazione mafiosa. Michele Coluccia impartiva direttive per prestiti a tassi usurai, anche al 25% al mese, estorsioni e spaccio di droga con imposizione del ‘punto’, denaro da versare al clan a titolo di autorizzazione. Antonio Coluccia si occupava della ricerca di clienti per contratti assicurativi o di fornitura di energia elettrica. Il clan avrebbe anche stretto un accordo con il titolare di una scuola guida che avrebbe assunto il figlio di uno dei 2 capi del clan.

Per il gip del tribunale di Lecce, Sergio Mario Tosi, “l’organizzazione mafiosa dimostrava elevata capacità di penetrazione nel tessuto politico-amministrativo manifestata attraverso il patto di scambio concluso dal capo clan Michele Coluccia con Antonio Megha.” A fare da mediatore ci sarebbe stato Nicola Giangreco, 54 anni, di Aradeo, finito in carcere. In cambio di 50 voti, Megha “prometteva 3mila euro, in 3 tranche, versandone una di mille, e di procacciare un posto di lavoro a un figlio di Coluccia nell’impresa per la raccolta rifiuti.”

Megha avrebbe promesso di mettere a disposizione del clan l’apparato politico-amministrativo di Neviano e di rappresentarne gli interessi nel territorio calabrese. “Mi schiaffo (vado, ndr) a Novara, a Catanzaro, qua ho tutto in mano, ti passano sotto il naso…il fotovoltaico, pale eoliche … quelle cose della Calabria, dei Casalesi tutti a Neviano, le fogne tutti a Neviano portiamo“, dice in un’intercettazione contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare.

Per il giudice delle indagini preliminari lo status di incensurato nasconde una “personalità spregiudicata” e una “pervicace volontà a delinquere“: “intrattenendosi con alcuni imprenditori pianificava il ricorso alla corruzione quale modalità di esercizio della funzione pubblica e dell’aggiudicazione di appalti.” “Cinque anni sono soldi“, dice in un’altra intercettazione e ricorda di essere l’assessore più “vecchio” e che “gli altri sono ragazzi, pure quelli ai lavori pubblici.”

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