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Circa 600mila studenti sono rientrati ieri a scuola grazie alle nuove regole sulla quarantena negli istituti, approvate nel Consiglio dei ministri di mercoledì scorso ed entrate in vigore sabato 5 febbraio.
Un anticipo sulle previsioni che ha costretto Asl, dirigenti e amministrazione scolastica in genere a un weekend di lavoro extra, fra chat ribollenti di messaggi dei genitori e richieste di chiarimento arrivate via mail.
FASE TRANSITORIA
Il decreto legge ha infatti previsto l’immediata revoca dei provvedimenti di quarantena adottati in base alle vecchie normative e la contestuale riforma secondo le ultime disposizioni. Per gli alunni non vaccinati – dai nidi in su – il periodo di isolamento si è quindi ridotto automaticamente da 10 a 5 giorni e, di conseguenza, per tantissimi ragazzi e bambini si è concluso proprio durante il fine settimana.
Ogni scuola si è mossa come ha potuto per informare le famiglie e tentare velocemente di riorganizzare le lezioni in presenza di classi già spedite in Dad. E non sono mancati i disservizi, ad esempio nelle sezioni con docenti positivi, che hanno richiesto un giorno extra di sospensione delle attività per essere risolti. Normali effetti di un regime transitorio che la semplificazione adottata dal governo nel dl punta a superare definitivamente.
Oggi il sistema delle quarantene ruota, sostanzialmente, intorno alla differenziazione fra vaccinati e non, per scelta o per età. Nei nidi e nelle materne si torna tutti a casa alla scoperta del quinto caso, l’isolamento dura cinque giorni e si rientra con tampone (molecolare o rapido) negativo dopo 5 giorni. Negli altri livelli di istruzione, invece, la quarantena (sempre di 5 giorni) riguarderà solo gli alunni non vaccinati/guariti da meno di quattro mesi e scatterà al quinto positivo alle elementari e al terzo alle medie e alle superiori. Gli altri continueranno a frequentare.
IL NODO MASCHERINE
Strumento decisivo per cercare di preservare la salute di allievi e insegnanti del primo caso in classe è la mascherina Ffp2, che dovrà essere usata da tutti per almeno dieci giorni dalla comparsa del primo caso, fatta eccezione per i nidi e le scuole dell’infanzia, dove verrà indossata solo da educatori e maestri.
Proprio attorno all’obbligatorietà della Ffp2 si sta sviluppando la prima polemica di questa nuova fase dell’anno scolastico, caratterizzata da un deciso rafforzamento delle lezioni in presenza. Ieri, nonostante le nuove norme, non tutti gli istituti avevano ricevuto le forniture di dotazioni del Dpi, distribuite gratuitamente dallo Stato per favorire proprio l’utilizzo nelle scuole.
«Chiediamo che sia rispettato quanto previsto dai decreti in vigore che prevedono la distribuzione di Ffp2 gratuite per gli studenti delle classi in auto-sorveglianza – ha detto all’Adnkronos Pinella Crimì, presidente del Forum delle associazioni familiari – Oppure, in alternativa, domandiamo rimborsi delle spese anticipate dalle famiglie per l’acquisto di Ffp2. Tutto ciò che viene comprato sia in qualche modo riconosciuto e rimborsato dal governo, perché parliamo di un servizio essenziale».
Chiara Iannarelli, leader di Genitori articolo 26, all’agenzia stampa ha chiesto «soluzioni immediate» perché «con tutti i fondi stanziati è impensabile che non ci siano sistemi immediati di reperimento delle mascherine Ffp2, ancora più necessarie ora per gli studenti con le nuove norme e il maggior ricorso allo strumento delle classi in auto-sorveglianza».
IL GOVERNO: «NESSUNA DISCRIMINAZIONE»
Il governo, intanto, continua a difendersi dalle accuse di chi vede nelle nuove regole un’ingiusta discriminazione degli studenti non vaccinati. «Sulla scuola abbiamo posto in essere una semplificazione importante – ha detto a “Tagadà” (La7) il sottosegretario alla Salute Andrea Costa – Quindi mi permetto educatamente di dissentire. Per quanto riguarda sia la scuola dell’infanzia, sia la scuola primaria abbiamo portato a 5 i casi di positività in cui è prevista la didattica a distanza e i dati statistici ci dicono che tutte le classi che fino a oggi sono finite in didattica a distanza avevano contemporaneamente non più di 2 o 3 casi. Quindi io a livello pratico credo che sarà molto difficile avere cinque positivi in un’aula anche a fronte del numero di vaccinati che cresce giorno dopo giorno: nella fascia 12-19 siamo all’80%, in quella 5-11 anni il 35% ha ricevuto la prima dose ma se aggiungiamo i guariti arriviamo al 50%. Dire che chi si è vaccinato o è guarito dal Covid o è esente dal vaccino avrà sempre lezioni in aula mi pare più un voler tutelare la didattica in presenza che una discriminazione».
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