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Il ministero dell'Economia e delle finanze

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La macchina dei decreti attuativi è ripartita, ma sulla tabella di marcia si registrano segni di rallentamento. Complice una produzione normativa mastodontica spinta dalla pandemia, con i necessari interventi di sostegno economico e contenimento dei contagi, e dalla messa in campo del Pnrr e dei relativi adempimenti – cui si aggiungono la “ordinaria amministrazione” e l’agitata dinamica politica in vista del voto per il Colle – lo sprint impresso dal governo Draghi all’opera di abbattimento della mole di provvedimenti “sospesi” sembra aver perso qualche colpo.

Secondo il monitoraggio realizzato da Openpolis, sulla base dei dati dell’Ufficio per il programma di governo (Upg), le norme pubblicate nel corso della legislatura in corso prevedono 1.580 decreti attuativi, alla data del 27 gennaio 595 risultano ancora “in bianco”. E questo significare tenere in stand by gli interventi e le risorse legate alle norme varate dal governo e dal Parlamento che senza la definizione degli aspetti tecnici, burocratici e pratici affidata appunto ai decreti attuativi non possono essere “operative”.

Se si stringe la lente sull’attività dell’esecutivo Draghi, all’appello manca il 64% dei provvedimenti richiesti – ovvero 333 su 519, sotto l’etichetta “adottato” ce ne sono quindi 186 –. Rispetto al precedente monitoraggio, sottolinea Openpolis, “il dato è aumentato di 10 punti percentuali”.

A far lievitare il numero dei decreti attuativi da pubblicare è sicuramente la legge di Bilancio per il 2022 licenziata dal governo alla fine dello scorso anno per cui le attuazioni mancati sono 147. La decretazione d’urgenza cui l’esecutivo ha fatto frequentemente ricorso per affrontare l’emergenza pandemica ed economica prevede il passaggio alle Camere per la conversione in legge, e in quella sede il numero degli atti di secondo livello aumenta notevolmente: ad esempio, i decreti legge emanati dall’esecutivo Draghi richiedevano 128 decreti attuativi, l’iter parlamentare li ha portati a 241. In particolare, il Sostegni Bis è passato dalle 42 attuazioni originariamente richieste alle 85 finali: + 43.

È il ministero dell’Economia e delle finanze, coinvolto nella stesura del maggior numero di norme, quello su cui grava il maggior numero di provvedimenti attuativi: 229, di cui 73 (il 31,8%) ancora da emanare. Seguono il ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile (153 attuazioni di cui 73 mancanti) e il ministero dell’Interno (rispettivamente 130 e 38). Considerando quelli con più “pratiche in sospeso” in testa alla classifica c’è il ministero della Transizione ecologica con 78 su 108 (il 72% è ancora da pubblicare), e il Mef scivola quindi al secondo posto.

A livello percentuale, in coda alla graduatoria c’è il ministero dello Sport con 20 attuazioni da fare su 27, penultimo il Mite con il 72,2% di “non adottati”. Insomma, non tutti gli ingranaggi della macchina girano alla stessa velocità.

La “rivoluzione” introdotta da Draghi e messa a punto con la collaborazione del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli – con un nuovo metodo operativo per velocizzare l’attuazione e smaltire l’arretrato e l’assegnazione di target mensili ad ogni ministero – ha dato i suoi frutti: nel corso del 2021 il governo ha pubblicato 728 provvedimenti, con una media di 70 al mese. Il ministero più attivo è stato finora quello dell’Economia che ne ha emanati 112.

Seguono il ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile (80), quello dell’Interno (62) e quello della Salute (52). Numeri che segnano un passo avanti rispetto al passato. Tuttavia, come risulta dal report di Openpolis, pochissimi ministeri sono stati in grado di conseguire al 100% i target assegnati: tra novembre e dicembre solo 6 hanno pubblicato tutti i decreti attuativi loro richiesti. Tra questi il ministero del Turismo, quello dell’Istruzione e quello dell’Università e della ricerca. Questi dicasteri peraltro sono andati persino oltre, pubblicando un numero provvedimenti superiore rispetto a quanto richiesto.

La Presidenza del Consiglio dei ministri, pur non raggiungendo l’obiettivo, ha pubblicato oltre il 90% dei decreti assegnati nel periodo di riferimento. Mentre sono ben 14 ministeri che presentano una percentuale di completamento inferiore all’80%. E tra questi anche compaiono anche ministeri di peso. Il Mef si è fermato al 65%, al 68% il Mite, meglio le Infrastrutture e il Mise con il 75% e il 78% degli obiettivi raggiunti.


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Fabio Grandinetti

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