L'uomo era stato vaccinato con Johnson&Johnson
3 minuti per la letturaBARI – La procura di Bari ha chiesto l’archiviazione del procedimento relativo alla morte del 54enne Alessandro Cocco, avvenuta il 15 giugno 2021, nel reparto di rianimazione del Policlinico di Bari, dove era stato ricoverato in seguito alla vaccinazione anti Covid con il monodose Johnson & Johnson, il 26 maggio nell’hub di Alberobello (Bari). Il fascicolo era stato aperto dopo la denuncia presentata dall’avvocato Daniele Bocciolini per conto dei figli.
Nella richiesta, la pm titolare del fascicolo, Marissa Catella, riporta le conclusioni a cui sono arrivati i consulenti tecnici, secondo i quali «non è possibile esprimersi con certezza in merito alla causa esclusiva responsabile della trombosi sviluppata» dal paziente, «atteso che la pregressa artrosi venosa, il deficit della proteina S, la possibile reazione autoimmune all’assunzione di eparine e la somministrazione del vaccino, ciascuna da sola ben poteva indurre in maniera esclusiva la sindrome trombotica». I consulenti tecnici affermano inoltre che «è, di contro, attendibile che tutte e tre le potenzialità trombogeniche abbiano svolto un ruolo concausale agendo in concorso tra loro, mediante un’azione singergica».
Con riferimento all’azione svolta dal vaccino, «concludono nel senso che non si ritiene possibile affermare, oltre ogni ragionevole dubbio, che sia stata causa unica ed esclusiva» della morte «avendo, invece, agito come concausa della trombosi su un substrato trombofolico favorevole per la presenza del deficit della proteina S». E, inoltre, sottolineano che «tenuto conto di tutti i fattori, la somministrazione del vaccino, possa essere considerata una concausa minima». Quanto, poi, alla fase della somministrazione della dose, per i consulenti, la gestione è stata “corretta” e non sussiste in capo all’equipe sanitaria che ha proceduto alcuna condotta censurabile.
Ad analoghe conclusioni, i consulenti pervengono rispetto alla condotta tenuta dai sanitari che ebbero in cura Cocco nella fase successiva alla somministrazione del vaccino, «sia con riferimento alla terapia prescritta dal medico curante, sia alla gestione e alla condotta sei sanitari durante l’accesso al pronto soccorso del Miulli e infine dei sanitari del Policlinico che lo ebbero in cura prima del trasferimento nel reparto di rianimazione dove era in stato di coma, in quanto le condotte furono conformi alle buone pratiche». Sono state ritenute adeguate anche le tempistiche di intervento.
La famiglia
«Presenteremo opposizione alla richiesta di archiviazione. Ci sono numerosi aspetti da chiarire e la famiglia chiede giustamente di conoscere la verità su quella morte». Lo dice l’avvocato Daniele Bocciolini che rappresenta i figli del 54enne Alessandro Cocco, morto il 15 giugno 2021, nel reparto di rianimazione del Policlinico di Bari, dove era stato ricoverato in seguito alla vaccinazione anti Covid con il monodose Johnson & Johnson, il 26 maggio nell’hub di Alberobello (Bari).
«Nella stessa consulenza tecnica non si esclude oltre ogni ragionevole dubbio che la somministrazione del vaccino possa essere causa unica ed esclusiva del decesso: secondo i consulenti sicuramente si tratterebbe quantomeno di una concausa nel determinismo della trombosi e quindi della morte», sottolinea il penalista.
«Occorre chiarire anche la questione relativa agli effetti collaterali dello stesso vaccino. All’epoca dei fatti gli eventi di natura trombotica non erano nemmeno citati come eventi avversi, indicazione che, come si legge nell’atto, verrà inserita solo il primo ottobre 2021 nell’aggiornamento del documento pubblicato da Aifa», prosegue il legale.
«A nostro giudizio, occorre anche verificare se nelle fasi successive alla somministrazione, sotto il profilo sanitario è stato fatto tutto il possibile per evitare l’evento: la morte è avvenuta infatti circa 20 giorni dopo la vaccinazione. In questa fase il paziente ha avuto contatti con due diverse strutture», va avanti.
«Per questo, chiederemo indagini suppletive e, in particolare, di sentire persone informate sui fatti, anche tra chi riveste ruoli apicali e istituzionali e nomineremo un nostro consulente medico-legale», conclude l’avvocato Bocciolini.
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