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MATERA ha messo in discussione anche un principio classico dell’informazione: la terzietà, la neutralità, l’imparzialità. La scelta di questo giornale di sostenerne la candidatura non è stato un fatto emotivo, il tifo per la tua città in gara con altre. La crisi epocale che accompagna il sistema industriale della produzione dell’informazione e della cultura in generale ha trovato qui, in quest’epoca, un tragitto spontaneo che ci ha condotto progressivamente verso nuove e moderne sperimentazioni. La prospettiva del giornale locale che accompagna e racconta la crescita di una comunità, mentre si allargava l’onda a sostegno della candidatura, cancellava in maniera fortunatamente irreparabile lo schema novecentesco del “non compromettersi”.
Le cose che strategicamente cerchi di mettere in campo a volte accadono. Siamo e resteremo un giornale di parte, dalla parte di Matera e della Basilicata. La spilla nella testata è qualcosa di più di un vezzo estetico. E’ un obiettivo, è guardare a un sistema, è accompagnare lo sforzo di una nuova primavera.
La vita delle città è come quella degli individui. Arriva il momento del passaggio. Che è morte e rinascita. Un flusso incessante. La trama è talmente alta e indipendente dalla volontà politica che le resistenze dell’ordinaria quotidianità restano sotto la nuvola dell’ambizione.
Matera ha avuto più vite, caso rarissimo, quasi unico nel panorama europeo. E’ questo che può raccontare al vecchio continente. Questa sua capacità di montare e smontare il futuro, di recuperarsi e abbandonarsi, di risuscitare e ridestinarsi, cos’ altro è se non un esempio rassicurante dell’ottimismo della storia?
I Sassi raccontano la storia dell’uomo e della sua ingegnosità. Ingegno per assicurarsi un bene primario, l’acqua, ingegno per accedere. E dunque Matera, come ripete spesso il sindaco Salvatore Adduce, è diventata città accessibile. La cultura, cioè lo stare insieme, è il varco per tutti. Ribaltando il vecchio schema di un’offerta, di una proposta culturale che viene presentata alla città, questi anni entusiasmanti raccontano che è la città stessa che concorre a creare nuovi modelli di relazioni sociali, connettendo le energie di tutti. Riabitare i luoghi ha significato riabilitare rapporti. Matera si è liberata dalla sua vergogna lasciandosi contaminare, senza respingere e diventando, poi, a sua volta, luogo d’attrazione.
Il conflitto con la modernità e il terrore che vive tutto il mondo in queste ore drammatiche per lo scontro di civiltà possono ritrovare a Matera il luogo di una riflessione, nella riscoperta di una dimensione primordiale, dell’archè della vita, di una spiritualità che spinga l’uomo a guardare il cielo di un unico Dio della pace.
Trovarsi dentro questo processo è una fortuna che accompagna la nostra comunità. Matera capitale della cultura ha già rappresentato una prospettiva spontanea di futuro. Allarghiamo le braccia alla nostra Europa: l’aspettiamo quiggiù, al Sud, per convincersi che che non può arrendersi alla fine del mondo.
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