L'ospedale di Cetraro
2 minuti per la letturaCOSENZA – L’ospedale di Cetraro non accoglierà pazienti Covid nel reparto di rianimazione. L’intero progetto di riconversione si ferma per mancanza di medici anestesisti. A mettere tutto nero su bianco è il referente sanitario dello spoke Cetraro-Paola, il dottore Guglielmo Cordasco.
Nella nota inviata ieri è stata disposta la revoca “temporanea” delle disposizioni. «Non avendo ancora ricevuto la disponibilità dei medici anestesisti – si legge – necessari ad integrare l’attuale organico si ritiene opportuno procrastinare la trasformazione della Rianimazione in Rianimazione Covid. Pertanto, è possibile procedere al ricovero di pazienti ordinari sino a nuova disposizione».
Cancellata solo momentaneamente la disposizione di quattro giorni fa che sostanzialmente riservava i posti disponibili solo ai pazienti Covid, bloccando chiaramente tutti gli ingressi “non Covid”. La questione incrocia due problemi, il primo è quello degli anestesisti. La carenza di dottori è cosa cronica, l’Asp di Cosenza chiede regolarmente prestazioni aggiuntive ai suoi dottori e in alcuni casi si è anche affidata all’Asp di Crotone per utilizzare i dottori in dotazione e assicurare i turni scoperti. L’altro aspetto è quello sollevato più volte in questo ultimo anno di pandemia di fronte ai progetti di ampliamento delle terapie intensive: manca il personale necessario per metterle a regime.
La questione posti letto a Cetraro non è cosa nuova, prima di Natale il commissario Asp Vincenzo La Regina aveva dato disposizioni per l’apertura di venti posti Covid nel reparto di medicina. A guardare l’inattuato decreto 91 del 2020, Cetraro avrebbe dovuto accogliere otto posti letto in terapia sub-intensiva riconvertiti dal Pronto soccorso, e altri sei da riconvertire su quelli attivi in Terapia intensiva.
Progetti che nella relazione del commissario La Regina del 17 gennaio scorso, sono indicati ancora come piani “in itinere”. Stesso vale per l’adeguamento del Pronto soccorso con percorso separato tra Covid e non. Nella stessa relazione il commissario fa sapere che «negli ospedali spoke, vi sono importanti strutture ai limiti della funzionalità per carenza di personale dedicato che è possibile reperire solo attraverso procedure di mobilità o concorsuali».
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