Il presidio delle associazioni antifasciste all’esterno del Tribunale
2 minuti per la letturaCon la richiesta di costituzione come parti civili di Anpi, Rifondazione comunista, Comune di Bari, Regione Puglia e di cinque vittime della presunta aggressione squadrista del settembre 2018, è cominciata ieri dinanzi al gup del Tribunale di Bari Francesco Mattiace l’udienza preliminare nei confronti di 28 attivisti di Casapound. Gli imputati rischiano il rinvio a giudizio per i reati di riorganizzazione del disciolto partito fascista e, dieci di loro, anche di lesioni personali aggravate.
Il procedimento è riferito all’aggressione, avvenuta a Bari il 21 settembre 2018, da parte di militanti di Casapound nei confronti di un gruppo di manifestanti antifascisti che stavano tornando da un corteo organizzato in occasione della visita nel capoluogo pugliese dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Nell’aggressione -come hanno potuto ricostruire nel corso delle indagini gli investigatori della Digos, sotto il coordinamento del procuratore Roberto Rossi -, rimasero feriti quattro manifestanti antifascisti, tra i quali Antonio Perillo, l’assistente parlamentare dell’ex eurodeputata Eleonora Forenza, lei stessa presente al pestaggio, oltre a Giacomo Petrelli di Alternativa comunista, Claudio Riccio di Sinistra italiana e Enrico Ricco.
Sette dei 28 imputati hanno chiesto la messa alla prova. La Procura di Bari ha invece chiesto il rinvio a giudizio degli imputati contestando i reati di riorganizzazione del disciolto partito fascista e nei confronti di alcuni anche di lesioni. Si tornerà in aula il 15 aprile per la discussione delle diverse posizioni.
Ma l’udienza di ieri, che si è svolta a porte chiuse, è stata caratterizzata anche dalla presa di posizione di associazioni e manifestanti antifascisti, che da tempo chiedono lo scioglimento dell’organizzazione Casapound. Durante l’udienza, all’esterno del Palazzo di giustizia si è infatti radunato un piccolo presidio, organizzato con tanto di striscioni e bandiere.
«La politica non ha avuto finora il coraggio e la forza per applicare le leggi dello Stato e sciogliere queste organizzazioni, e una spinta può venire dalle sentenze di tribunali che – nell’ipotesi accusatoria della Procura di Bari – violano la norma sulla ricostituzione di partiti che si richiamano al fascismo e fanno della violenza la propria cifra politica – ha dichiarato in una nota il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo -.
La Cgil, insieme alle associazioni, continuerà a chiederne la messa al bando e a farsi promotrice di iniziative di sensibilizzazione e di diffusione di storia e cultura antifascista, quella che è fondamento della nostra Carta costituzionale e della nostra democrazia».
A margine del presidio delle associazioni antifasciste pugliesi, Gesmundo ha aggiunto: «Non si tratta di un episodio isolato, quello di Bari, da parte di chi intende la militanza politica come sopraffazione e aggressione fisica, di chi incita alla xenofobia e alimenta odio verso soggetti della rappresentanza sociale e istituzioni democratiche. Ne sa qualcosa la Cgil che ha visto la propria sede nazionale attaccata e devastata a ottobre in un assalto squadrista capeggiato da un altro aggregato neofascista».
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