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Mario Lerario, ex capo della Protezione civile durante l’arrivo in aeroporto a Bari dei Dpi

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TRA il 2020 e il 2021, la Protezione civile pugliese, sotto la guida dell’ex dirigente Mario Lerario, arrestato a dicembre per presunte tangenti intascate, ha speso circa 202 milioni per far fronte all’emergenza Covid. Una somma ingente sulla quale si sono accesi i fari anche della I commissione Bilancio del Consiglio regionale: ieri, su input del presidente Fabiano Amati (Pd), sono iniziati i lavori di verifica e sono stati ascoltati il direttore del Dipartimento personale ed organizzazione Ciro Imperio e il dirigente della Protezione civile regionale Nicola Lopane, colui che ha preso il posto di Lerario dopo l’arresto. Nel 2020, per l’emergenza Covid-19, la Protezione civile ha gestito circa 129 milioni di euro, di cui 110 milioni derivanti dal fondo sanitario regionale e 19 milioni tra ristori e bilancio regionale autonomo.

Di questi sono stati spesi 128 milioni e 200 mila euro. Per il 2021, invece, su uno stanziato di 76 milioni di euro, sono stati impegnati 73 milioni e 400 mila euro. Lopane e Imperio hanno consegnato una relazione analitica della spesa e un altro report verrà fornito nei prossimi giorni con le modalità di affidamento per micro aggregati e per specifiche voci. Il consigliere di Fdi, Francesco Ventola, ha chiesto che venga trasmesso anche un documento che specifichi il costo totale dei Dpi acquistati all’estero durante la prima ondata Covid, le modalità di acquisto, gli intermediari e l’organo politico che ha consentito l’uso dei Dpi stessi.

«Tra il 2020 e il 2021 la struttura di supporto nominata dal presidente della Regione e incardinata presso la Protezione civile ha speso circa 202milioni. Ora attendiamo di conoscere quanto sia stato speso con fondi attribuiti dalla gestione sanitaria e da altri fondi di finanziamento, unitamente alla conoscenza analitica di tutte le spese e delle relative modalità d’affidamento. E tutto questo nella riunione già convocata per lunedì prossimo», spiega Amati.

Dei 128 milioni spesi nel 2020, 9,2 milioni hanno riguardato la gestione ordinaria di materiale sanitario per ospedali. Le altri voci sono: manutenzione straordinaria beni di terzi per 3.467.978,84 euro; ulteriori attrezzature per ospedali per 5.499.996,50 euro; gestione provveditorato per automezzi Covid per 80mila euro; Dpi e attrezzature sanitarie urgenti per 107.500.000 euro; spese per Covid hotel e servizi sanitari vari per 2milioni; trasferimenti alle associazioni di volontariato per 500mila euro.

Nel 2021, invece, le somme impegnate ammontano a 73.443.409,10 euro, così suddivise: gestione ordinaria materiale sanitario ospedali per 2milioni; gestione ordinaria attrezzature ospedali per altri 2milioni; manutenzione straordinaria beni di terzi per 922.756,81; attrezzature per centri vaccinali, sito Dpi, ospedali per 1.242.074,03 di euro; servizi Covid, assicurazioni volontari, logistica per 509.274,36 euro; Dpi e attrezzature sanitarie urgenti per 53.476.185,29 euro; Covid hotel e servizi sanitari vari per 5.388.464,01 euro; trasferimenti agli enti locali per 285.567,49; trasferimenti ad associazioni di volontariato per 1.499.957 euro; allestimento centri vaccinali per 2.009.982,37 euro; servizi vari, trasporto Dpi, call center, supporto Asl per 3.606.253,26 euro; manutenzioni ordinarie per 502.894,49 euro.

Con riferimento alle forniture provenienti dalla Cina, nel 2020 sono stati acquistati beni sanitari di consumo, consistenti in mascherine, Dpi facciali filtranti monouso, materie prime per produzione Dpi, macchinari e apparecchiature sanitarie, per 17.254.250 di euro. «Da luglio avevamo chiesto la rendicontazione analitica» delle spese «perché avevamo grandi dubbi sulla gestione», incalza il capogruppo di Fratelli d’Italia, Ignazio Zullo.

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