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Lo stabilimento dell'ex Ilva di Taranto

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Mentre a Taranto la notizia, pubblicata dal Quotidiano del Sud, della relazione pronta dallo scorso giugno degli studiosi dell’Organizzazione mondiale della sanità sulle criticità dell’inquinamento industriale sul territorio fa discutere, alla Regione tutto tace. Eppure le 80 pagine del rapporto dei ricercatori dell’Oms erano state commissionate proprio dall’ente, su volere del governatore Michele Emiliano, nel 2019.

L’INQUINAMENTO DI TARANTO È SOTTOSTIMATO: LO STUDIO DELL’OMS

E sono costate poco meno di 150 mila euro. Gli scienziati incaricati del rapporto in sostanza riconoscono il valore della Valutazione del danno sanitario (Vds) sulla produzione potenziale dell’ex Ilva di Asl Taranto, Aress e Arpa Puglia. Il loro lavoro si intitola Healt impact – Assessment of the steel plant activities in Taranto (Impatto sulla salute – Incidenza delle attività di produzione dell’acciaio dello stabilimento di Taranto).

E giace in un cassetto della Regione da mesi. Sull’argomento abbiamo provato ad avere spiegazioni dall’assessora regionale all’Ambiente, Anna Grazia Maraschio, ma per ora non abbiamo avuto risposte. Attendiamo. Ma nell’attesa ricordiamo come lo studio, importante, nelle sue conclusioni sottolinei come «l’impatto ambientale degli impianti è stato notevole, ma non ancora completamente caratterizzato.

Mentre le emissioni dirette nell’aria sono relativamente ben monitorate, altri percorsi, che coinvolgono altre matrici come il suolo o l’acqua, sono meno noti. Le emissioni in aria dell’impianto ex Ilva, se tradotte in concentrazioni di Pm, provocano ulteriori morti e altri impatti negativi sulla salute, con relativi costi economici. Tali impatti sono proporzionali al livello delle emissioni nei diversi scenari considerati».

Per Francesca Racioppi, ricercatrice e direttrice del Centro Europeo per l’Ambiente e la Salute della stessa Oms, e Marco Martuzzi, da settembre nuovo direttore del dipartimento Ambiente dell’Istituto superiore della sanità, dopo aver diretto il Centro regionale Oms per la Salute e l’Ambiente per l’Asia pacifica Occidentale a Seul, che hanno coordinato il rapporto assieme al una squadra internazionale di ricercatori, «i dati disponibili sugli indicatori di salute come la mortalità, la morbilità, gli effetti riproduttivi, hanno ripetutamente dimostrato che il profilo di salute delle persone che vivono a Taranto e dintorni non è buono come dovrebbe essere».

L’inquinamento è per loro sottostimato, perché non ci sono studi appropriati che rivelino quale sia l’impatto sulla salute dei cittadini, e in particolare dei bambini, della contaminazione delle acque e dei terreni. Uno studio importante, che sarebbe utile anche ai ministeri della Transizione ecologica e della Salute che hanno analizzato in questo periodo, in base a un rapporto della start up lombarda Melete, i parametri utilizzati da Arpa, Aress e Asl, nel formulare la Valutazione del danno sanitario, propedeutica alla riforma dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) dell’acciaieria, richiesta la scorsa primavera dall’ex sindaco Rinaldo Melucci. Utile, sì, se la Regione decidesse di renderlo pubblico, come auspicato dagli stessi studiosi che ha incaricato.

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