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Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti

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Quale sia il gioco che Giancarlo Giorgetti stia facendo, diventa incomprensibile a chi non è del mestiere, ma probabilmente è un gioco diverso da quello che i suoi elettori pretendevano da chi godeva di tanto prestigio anche fuori dai confini nazionali.

Si diceva che non parla mai a caso, godendo pure di una conoscenza dei problemi. Insomma una rarità che poche volte si riscontra nei frequentatori di via Bellerio. Per questo, le parole affidate ai suoi portaborse al termine del Consiglio dei ministri di mercoledì scorso destano allarme ai piani di Palazzo Chigi, “La stagione politica del governo Draghi è finita, Covid o non Covid il tema è questo, inutile girarci attorno”.

Di solito ci azzecca, forse più di Matteo Salvini che manda segnali sempre più inquietanti a Mario Draghi. Uno dei quali, firmato nello scorso pomeriggio, sembra la fotocopia di una velina. “Matteo Salvini – recita così- non sta progettando alcuna uscita dal governo”. E va avanti con questo tono: “La Lega intende rimanerci con Draghi a Palazzo Chigi per completare il lavoro.” Anche se poco più tardi manda un avviso inequivocabile. “Certo è necessario un cambio di marcia su alcuni temi, a partire dall’immigrazione”. Pretestuose manovre per cercare di sfilarsi lentamente dal nodo leghista? E’ probabile anche se il premier Mario Draghi tenterà lunedì di spiegare la sua visione agli italiani con una conferenza stampa. Ed anche se nei sondaggi pare esserci qualche incrinatura, il nocciolo duro “tiene”. Ci sarà da fidarsi?

Ma la prossima settimana è fatta di parecchie entrate e uscite: ci sarà il centrodestra che muove dopo una settimana di silenzio, altrettanto si mobiliterà il centrosinistra che è già in subbuglio. E dopo tante riunioni ce ne saranno altre ancora, perché sta esplodendo la grana nucleare sulla quale qualsiasi governo ha poco spazio di manovra. E si contano pure posizioni nettamente contrapposte.

Diventa sempre più attuale la domanda, che cosa vuole Salvini? E’ vero che riesce a emergere dai tira e molla più intricati, ma è altrettanto fermo a inabissarsi per guadagnare visibilità pubblica. Salvini vuole un nuovo Papeete oppure soltanto alzare la posta, prima che cali il sipario sul Colle?

Ma c’è chi vede nell’irrefrenabile movimentismo di Salvini il tentativo di saldare le proprie mani al manubrio, aspettando di capire quali saranno le prossime mosse. Insomma, prima di partire all’attacco cerca una sponda sicura, mandando un messaggio alla gente che, in caso di rottura, la responsabilità sarebbe tutta degli altri. E in una frattura del governo di unità nazionale a rimetterci sarebbero i cittadini. Perché la rottura anticiperebbe il voto.

Resta il fatto che ancora una volta si discute di appuntamenti elettorali anticipati. Malgrado gli stranieri promuovano Draghi e Mattarella. Draghi rimanga dov’è, ha dichiarato il presidente francese Macron. E la Golden Sachs, nella quale Draghi mosse i primi passi di banchiere, fa lo stesso. Ma già si scrive che si guarda a una maggioranza Ursula e si affida agli oracoli la prossima stagione politica. Una stagione che, speriamo, non si staglia ancora all’orizzonte.


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Stefano Mandarano

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