Monsignor Leonardo Bonanno, vescovo della diocesi di San Marco Argentano-Scalea
1 minuto per la letturaLa Corte di Cassazione oggi ha assolto «perché il fatto non sussiste» monsignor Leonardo Bonanno, vescovo della diocesi di San Marco Argentano-Scalea dall’accusa di aver rivelato segreti investigativi.
Il presule, difeso dagli avvocati Giuseppe Falcone e Franco Sammarco, era stato indagato dal pm del Tribunale di Cosenza, Francesco Cozzolino.
In qualità di vicario generale dell’arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, Bonanno era stato incaricato dall’arcivescovo Nunnari di reperire i documenti richiesti dalle autorità giudiziarie per un procedimento avviato nel 2008 dalla Procura di Cosenza nei confronti di un sacerdote e avrebbe chiesto a due legali di fiducia di collaborare alla ricerca della documentazione. Questo fatto, però per la Procura cosentina costituiva reato.
Una vicenda che ha molto turbato monsignor Bonanno e i fedeli della diocesi di San Marco Argentano, che hanno sempre mostrato grande stima e fiducia nell’operato del loro pastore.
La sentenza di prima istanza era stata emessa nel dicembre del 2015, con la condanna a 5mila euro di ammenda. Nel 2017 l’imputato aveva rinunciato espressamente alla prescrizione mentre la prima sezione penale della Corte d’Appello di Catanzaro aveva confermato la sentenza di primo grado, vietando al presule la possibilità di essere presente e prendere parola nel dibattimento.
Il verdetto definitivo è giunto ora con l’assoluzione da parte della Suprema Corte in quanto l’ordine di esibizione da parte della Procura era stato indirizzato all’Arcivescovo – legale rappresentate dell’arcidiocesi cosentina – del quale Bonanno fu semplice esecutore, così come i due legali suoi collaboratori.
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