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INTORNO alle 14,10 di ieri pomeriggio, una domenica d’agosto caldissima e afosa, si è sviluppato a Lagonegro un grande incendio nella zona nord del paese, precisamente all’interno del distretto industriale di ultima costruzione, immediatamente a ridosso dello svincolo autostradale della Salerno-Reggio Calabria. Le fiamme hanno avvolto, e interamente bruciato, uno spazioso edificio di colore verde adibito a deposito e magazzino per la vendita all’ingrosso e al dettaglio di utensileria, ferramenta e materiale da costruzione di ogni genere: la “Ferramenta Lombardi”, di proprietà di Giuseppe Lombardi, noto commerciante del circondario. Alcuni cittadini, accortisi del fuoco che divampava nei locali e del fumo nero densissimo che fuoriusciva dagli alti finestroni hanno allertato i Vigili del fuoco, intervenuti prontamente insieme alla Polizia municipale e ai Carabinieri che hanno immediatamente circondato la zona.
Altissimo infatti, proprio a causa del materiale ad alta infiammabilità contenuto nella ferramenta – solventi, diluenti chimici, vernici, bombolette spray – il rischio di esplosioni, fughe di gas, e che altri focolai di incendio potessero raggiungere gli edifici contigui di aziende e di abitazioni vicine. In un susseguirsi di sirene e andirivieni di mezzi dei pompieri, che dopo sei ore non erano ancora riusciti a domare le fiamme, sono giunti sul posto anche i tecnici dell’Enel per disattivare le centraline elettriche e quelli del comune per mettere a disposizione tutte le pompe idriche e taniche d’acqua aggiuntive. Fortissimo l’odore acre della combustione, calore del focolaio che si avvertiva anche a decine di metri di distanza, costringendo gli uomini impegnati nelle attività di spegnimento agli straordinari e a darsi continuamente il cambio per evitare di rimanere ustionati o intossicati nonostante le maschere. Per circoscrivere il fronte del fuoco ed evitare il cedimento del solaio sono intervenute anche le autobotti con le scale rimovibili e del personale con particolari protezioni e tute ignifughe; mentre intanto gli esperti della scientifica e del reparto rilievi dell’arma provvedevano a scattare foto e raccogliere tutti gli indizi a disposizione. Un’unità del 118, insieme ai volontari della protezione civile, ha prestato il primo soccorso al titolare, alla moglie e ad alcuni familiari che avevano avvertito malori per lo chock e l’impatto traumatico di vedere in un attimo un’intera vita di lavoro in cenere: al sindaco Domenico Mitidieri, arrivato sul luogo dopo qualche minuto insieme a tanti amici e curiosi che vi si riversavano alla spicciolata, gridavano: «Chi è stato? Siamo rimasti senza un soldo, siamo rovinati» mentre sui loro volti era evidente l’incredulità mista a disperazione e a scatti di rabbia. Per fortuna non ci sono state vittime e nessun ferito perché il capannone era vuoto, sebbene sino sti effettuati un paio di ricoveri a scopo precauzionale per tenere i pazienti sotto osservazione dopo il trauma subìto. Il nuovo deposito era stato costruito con i sacrifici di anni di lavoro, apposta per sfruttare le opportunità offerte dalle costruzioni di ammodernamento della A3 e provare a far crescere l’attività. E forse il volume di affari degli ultimi tempi ha destato l’interesse di gruppi mafiosi provenienti da altre regioni, che stanno affligendo la Basilicata con reati inusitati a queste latitudini come il pizzo e l’intimidazione. La natura dolosa dell’avvenimento pare infatti evidente, anche se gli inquirenti ieri non si sbilanciavano affermando, con il Luogotenente maresciallo Catonio, di investigare in tutte le direzioni possibili: «per questo – affermava il maresciallo – stiamo interrogando tutti i testimoni oltre alle persone interessate ed attendiamo disposizioni dal sostituto procuratore, Amato Barile, che sta coordinando le indagini». Quello di ieri non è il primo episodio del genere, già alcuni mesi fa un ordigno rudimentale inesploso era stato rinvenuto presso un ristorante molto frequentato e, precedentemente, una bombola di gas collegata ad una miccia era stata trovata nei pressi della casa di un imprenditore molto in vista; inoltre pare che prima dell’incendio una macchina sospetta sia stata vista da alcuni passanti, e i proprietari affermano di essere stati in negozio fino alle 13 circa e che tutto era in ordine, per cui si può supporre che il reato sia stato consumato in un lasso di tempo brevissimo da delinquenti abili, esperti e senza scrupoli. Non è da escludere tuttavia che si posso essere trattato di un accidente dovuto a una distrazione, a un errore umano o a una causa fortuita: impossibile dirlo prima di accedere ai locali e che la magistratura abbia a disposizione tutte le prove documentali necessarie, resta lo sgomento di tanti abitanti sconcertati per quanto successo. L’aria che si respirava in paese ieri sera, mista alle esalazioni di anidride carbonica, era di rammarico velato dalla paura di avere a che fare con fenomeni criminali cui non si era abituati.
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