Il Tribunale di Vibo Valentia
2 minuti per la letturaVIBO VALENTIA – Un dispositivo di una pagina e mezzo a chiudere una vicenda processuale che si trascinava da anni e che, con la caduta dell’aggravante mafiosa, fa scattare una serie di prescrizioni per la quasi totalità degli imputati.
Questo il verdetto pronunciato dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia (presidente Macrì, a latere Conti e Ricotta) e nato da un’inchiesta della Dda di Catanzaro del 2008 sull’intestazione fittizia dei beni di Franco Barba (unico condannato), ritenuto dagli inquirenti quale appartenente all’omonimo sodalizio, e sulle presunte minacce agli amministratori giudiziari.
Barba si è visto infliggere 4 anni e 6 mesi mentre le prescrizioni hanno riguardato i figli Vincenzo e Bruno, i romeni Ancuta Nechita e Mihail Nechita e Giuseppe Scardamaglia, originario di Dinami ma residente a Vibo, tutti difesi dall’avvocato Diego Brancia. Franco e Vincenzo Barba si sono poi visti assolvere per altre specifiche contestazioni, con il Tribunale che – contestualmente – ha deciso la confisca della cooperativa “Eurobuilding 2”.
In base a quanto riportato nel capo d’imputazione Franco e Vincenzo Barba, oltre ai due romeni e Scoprdamaglia dovevano rispondere del reato in concorso di intestazione fittizia di beni, con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa del clan Lo Bianco-Barba.
«Per consentire l’elusione delle disposizione di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale – si legge – Francesco e Vincenzo Barba avrebbero infatti attribuito fittiziamente a Ancuta Nechita, Mihail Nechita e Giuseppe Scardamaglia le quote della società cooperativa “Euro Bulding 2” risultata, di fatto nella disponibilità dei Barba».
Il padre era accusato inoltre di aver intestato fittiziamente al figlio le quote della “Borghesiana Realty Corporation srl”, con sede a Zagarolo (Rm), al fine di eludere le misure di prevenzione patrimoniali. Sempre i due dovevano rispondere di sottrazione di alcuni mezzi meccanici rientranti nel patrimonio aziendale dell’impresa “Alba Sud srl” di proprietà di Franco Barba e di cui Vincenzo era stato nominato custode del patrimonio aziendale confiscato. I beni sarebbero stati sottratti da padre e figlio per utilizzarli nella “Euro Bulding 2”.
I tre Barba erano poi imputati, in concorso fra loro, di minaccia a pubblico ufficiale. In particolare, il 23 luglio 2008, Bruno Barba «con fare concitato richiedeva, unitamente agli operai della società Alba Sud, il pagamento degli stipendi, così instaurando un clima di tensione che impediva agli amministratori giudiziari di tale società incaricati dal Tribunale di Catanzaro, di proseguire il proprio operato, inducendo Nicola Bosco ed Ernesto Florio a richiedere alla competente autorità giudiziaria l’assistenza della polizia nell’espletamento dei compiti loro assegnati». (gl. p.)
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