2 minuti per la lettura
ROTONDA – Destando non poca sorpresa, il capogruppo dell’opposizione in consiglio comunale Domenico La Valle, durante la prima seduta ufficiale di insediamento aveva presentato una mozione di incompatibilità ed ineleggibilità alla carica di primo cittadino nei confronti di Rocco Bruno, risultato vincitore nelle elezioni a sindaco dello scorso 25 maggio. Ai sensi dell’art. 69 del D.lgs. 18 agosto 2000, n. 267, La Valle contestava al segretario comunale «la sussistenza delle cause di cui all’art. 61 comma 1bis, che riguarda il conflitto di interessi con l’ente in quanto portatore di interessi propri e dei propri parenti in contrasto con quelli dell’ente stesso». Oggetto della querelle la Bruno Group Spa di proprietà della famiglia Bruno, che detiene ben il 95% di quote della Cnea Sud s.r.l., la società cui è affidato il servizio della manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti e la gestione del sevizio pubblico di erogazione del gas metano distribuito, a mezzo rete urbana, per uso domestico, civile, artigianale e commerciale nei paesi di Rotonda, Latronico, Episcopia, Castelluccio Inferiore e Superiore, Viggianello e San Severino Lucano.
Nonostante la dichiarazione del consigliere di maggioranza Bonafine, che aveva garantito la cessione delle quote societarie contestate in capo al sindaco, nel mese di luglio La Valle aveva presentato un’istanza al Prefetto di Potenza il quale, con nota formale dell’11 agosto, ha illustrato la corretta procedura da seguire evidenziando che «eventuali rilievi che attengano a presunti vizi di legittimità degli atti adottati potranno essere fatti valere dinanzi agli organi giurisdizionali competenti». Pertanto, nell’udienza fissata per il prossimo 3 settembre presso il Tribunale di Lagonegro, il sindaco Rocco Bruno dovrà dimostrare con prove documentali di aver rimosso le tre cause di incompatibilità contestate in merito alla concessione del servizio di gestione del metano, dell’esecuzione dei lavori di estensione della rete nel territorio comunale e della gestione del rifugio montano “Fasanelli”, di proprietà dell’ente. Secondo Domenico La Valle « non si può sottacere e disattendere le norme e i principi dell’ordinamento amministrativo, tanto più se sussistono anche solo potenzialmente interessi propri o dei propri parenti in contrasto con quelli dell’ente amministrato; è stata una grave mancanza di rispetto verso il consiglio e tutta la cittadinanza, connotata da un silenzio ingiustificabile. E in attesa del pronunciamento del collegio dei giudici – continuata il portavoce della minoranza – è nostro dovere fornire all’opinione pubblica tutte le informazioni necessarie a dimostrare che il mandato sia espletato secondo i necessari criteri di trasparenza, legalità e pari opportunità, senza alcun intento strumentale di voler rallentare il lavoro di questa amministrazione, come invece sostiene in maniera impropria la maggioranza».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA