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ALIMENTARI e supermercati letteralmente saccheggiati. Merito della deflazione? «No – rispondono i commercianti – è semplicemente ferragosto».
Il calo dei prezzi dello 0,1 per cento nè i titolari dei negozi nè i cittadini l’hanno percepito.
«Forse perchè è presto – dice M.T, titolare di un’attività in centro storico – noi lavoriamo con le materie e sinceramente i prezzi sono rimasti invariati. Il punto è che anche se si abbassassero il punto è che lo stipendio delle persone è sempre lo stesso. Quindi così come consumavano poco prima continuano a farlo adesso».
Afferma A.L :«La deflazione, leggevo sui giornali di economia, non è una cosa buona ma è segno di una profonda crisi. Mi pare sia dalla metà degli anni ‘50 che non si verifica una cosa simile. Spero davvero non sia così perchè già in questo modo a mala pena riusciamo ad arrivare a fine mese».
Insomma, i commercianti confermano la tesi della Confcommercio: il clima di sfiducia è tale da non cambiare le abitudini di consumo dei cittadini e quindi il potere d’acquisto, vero problema di questa crisi.
Afferma, Fausto De Mare, presidente della Confcomercio di Potenza: «Nonostante i listini siano in ribasso, anche per effetto della stagione dei saldi, i lucani hanno speso solo in parte quegli 80 euro di bonus e dunque i comportamenti di spesa praticamente non si sono modificati.
A giugno 2014 per Confcommercio l’aumento dei consumi su base annua è stato dello 0,4 per cento. Su base mensile, rispetto al precedente maggio, l’aumento è stato solo dello 0,1 per cento.
La cautela nell’interpretare i dati deriva anche dal peggioramento registrato a luglio proprio dal clima di fiducia delle famiglie, il secondo consecutivo, sintomo del permanere di uno stato di disagio caratterizzato dalla dominanza dell’incertezza per il futuro rispetto agli effetti reali di un maggior reddito disponibile».
Più in dettaglio, l’indicatore dei consumi di Confcommercio a giugno mostra una crescita dell’1 per cento della domanda di servizi, una variazione nulla per la spesa per i beni, rimasta in sostanza sugli stessi livelli dell’anno scorso. Su base tendenziale a giugno di quest’anno si registrano variazioni positive per la spesa in beni e servizi per le comunicazioni (+3,8 per cento) e per alberghi, pasti e consumazioni fuori casa (+1,1 per cento).
Una crescita più contenuta l’hanno fatta segnare i beni e servizi per la persona (+0,8 per cento), gli alimentari, le bevande e i tabacchi (+0,5 per cento). Flessione più consistente invece per i beni e servizi per la mobilità (-1,1 per cento), per l’abbigliamento e le calzature (-1,1 per cento) e per i beni e servizi per la casa (-0,8 per cento).
«Un ulteriore segnale di come si modifica il lavoro dei commercianti per rispondere al cambiamento dei consumatori, specie di riduzione dei giorni di vacanza fuori casa – evidenzia De Mare – è l’apertura ad agosto: sono rimasti aperti l’80 per cento dei supermercati e degli alimentari, il 70 per cento dei panifici e delle panetterie, il 70 per cento dei bar e ristoranti e nessun problema per il rifornimento di carburante che sarà assicurato dal 75 per cento dei benzinai nelle città e dalla totalità dei distributori nelle autostrade, per i mercati ambulanti ad eccezione del giorno di ferragosto sono rimasti aperti oltre il 50 per cento dei mercati rionali».
E in effetti la città di Potenza il giorno di Ferragosto non ha registrato il vuoto completo. Molti i bar aperti, meno i negozi. Commentano alcuni esercenti: «Meglio prendersi una vacanza in inverno. Pago meno io e risparmio in corrente, luce e quant’altro». Diverso il ragionamento per chi è del settore dell’abbigliamento: «Qui la gente non compra in fase normale figuriamoci a ferragosto, specialmente quest’anno che capita di venerdì e quindi con un ponte lungo. Restare aperti è inutile, visto che Potenza non è una città turistica». Commenta in proposito De Mare: «Il nostro compito -è di impedire che i negozi non chiudano in autunno e pertanto di difendere a denti stretti le microimprese lucane, che proprio quando ne hanno più bisogno rischiano di dover fare a meno del sostegno delle Camere di Commercio. Una “mission” ancora più impegnativa ma necessaria.
La crescita deve essere la priorità nell’agenda di governo come di quella della Regione perché solo così eviteremo il rischio di una manovra correttiva, avremo le risorse per tagliare le tasse su famiglie e imprese e fare del 2015 l’anno di una ripresa robusta e duratura».

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