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Non facciamo scherzi. Il tampone per andare al cinema, sarebbe un colpo durissimo che rimetterebbe in ginocchio l’intera industria e il suo indotto che – dopo tempi davvero bui – stavano tentando di rialzarsi.

Le associazioni di categoria in queste ore dovranno strappare la giacchetta di Franceschini, altro che tirarla, e fargli capire che una stretta sui cinema per i supervaccinati (con l’obbligo di tampone per accedere in sala) è una misura eccessiva, fuori luogo e da scongiurare. In queste ore capiremo il peso della politica sul governo, visto che Franceschini è da sempre considerato un big (c’è anche il suo nome nelle nomine per i candidati al Quirinale).

La cabina di regia di giovedì 23 dicembre – giorno dell’uscita in sala di altri titoloni come Supereroi, West Side Story, Illusioni Perdute e Sing 2 – sarà presieduta dal premier Mario Draghi e si teme possa prevedere misure draconiane, che in questo caso potrebbero essere ribattezzate “dragoniane”.

I più radicali, di fronte all’avanzare della variante Omicron, spingono per introdurre l’obbligo di mascherine all’aperto e l’introduzione del tampone per i possessori di Green Pass per partecipare ad eventi, tra cui andare al cinema, ma non per andare al ristorante.

Oltre al danno (incalcolabile) per le sale, le società di distribuzione e tutta la filiera, si paventerebbe anche una beffa per la popolazione vaccinata che, in tutti questi mesi, ha assolto ad ogni indicazione governativa in modo impeccabile.

Un DPCM di Natale che, se passasse, verrebbe cavalcato da NoVax e NoGreenPass strumentalizzando “l’inefficacia” del vaccino, impugnando a quel punto anche l’anticostituzionalità di una Carta Verde che perderebbe forza legislativa e credibilità.

A tutti arriverebbe un messaggio equivocabile: con i vaccini non si è al sicuro e, in molti, si insinuerebbe un sacrosanto dubbio: se siamo tutti vaccinati, con seconda o terza dose, ma che bisogno c’è di questa apprensione?

I cinema sono luoghi sicuri, lasciateli in pace.


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