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POTENZA – «Quando c’era lui era una cosa incredibile. A Potenza avevamo la maggioranza assoluta, certo, ma Vaglio… Vaglio era il Comune più democristiano d’Italia». Era il Comune di Faustino Somma sindaco, democristiano da sempre, ma mai dirigente di prima fila. Amministratore, poi imprenditore e uomo della finanza, tra i primi ad aver avviato la storia dell’industria lucana.
Si è spento mercoledì scorso all’ospedale di Taranto, per un malore, all’età di 79 anni.
Peppino Molinari, ultimo segretario della Dc, tira fuori qualche vecchia foto: un convegno nel capoluogo, si parlava di economia: al tavolo Somma, Angelo Sanza, l’ex governatore Boccia e Molinari. «Nino, come tutti quelli che hanno provato a costruire qualcosa, ha fatto cose buone, e ha fatto errori. Ma è indubbio che alle sue intuizioni sia legata parte della storia imprenditoriale della regione».
Lo hanno salutato in tanti in queste ore con un ricordo, con un passaggio alla camera ardente allestita da ieri in Cattedrale a Potenza. Oggi pomeriggio, alle 16, i funerali, sempre a San Gerardo. A raccogliere vicinanza e affetto ci saranno la moglie Annamaria e i figli Ernesto, Francesco e Michele, attuale presidente di Confindustria Basilicata.
«Fu imprenditore lungimirante prima, banchiere poi, amministratore, dirigente sportivo e sostenitore di attività sportive, sociali e culturali in Basilicata, a Potenza e in Puglia che hanno dato lustro e onore al nostro territorio». Il ricordo di un altro dirigente storico della Dc, Luigi Scaglione, raccoglie un po’ i tanti fronti di una vita in cui Fausto, capostipite della famiglia, si è speso. Sapeva leggere i contesti, capiva l’indirizzo che, di volta in volta, prendeva la società. Aveva solo 25 anni quando fu posata la prima pietra della siderurgica, diversi anni dopo passata in mano alla Lucchini. «Si è speso anche per garantire occupazione a diverse generazioni della nostra società».
«Un uomo dai gusti raffinati, cortese e gentile – lo ricorda Gianluigi Laguardia, all’epoca giovane dirigente Dc – sempre impeccabile nei suoi colori preferiti, ma anche fin troppo astuto nell’assaporare l’affare del momento e che sapeva guardare lontano».
Chiunque lo abbia conosciuto ne ha sempre riconosciuto guizzo, vivacità, intelligenza.
Negli anni Novanta era stato presidente della Banca Mediterranea, nata dalla fusione delle banche di Lucania e di Pescopagano, ai tempi in cui Bankitalia voleva riordinare l’intero sistema. Erano gli anni dei pacchetti azionari, degli ingressi di capitale; arrivarono gli anni delle inchieste e delle cause.
Da qualche anno era ai vertici della società Tecnoparco Valbasento, ruolo per cui stava affrontando un’inchiesta sulla gestione dei rifiuti del Centro Oli Eni di Viggiano.
Il nome di Somma, a Potenza, significa anche il Motel Park, punto di riferimento della Dc, della Potenza bene, delle domeniche cittadine.
E poi c’era Nino allo stadio: sua la presidenza del Potenza dal 1973 al 1976, con promozione in C dei rossoblu. «A lui spettò il compito non facile di riportare la passione per il “Potenza” in tutte le case», racconta Rocco Galasso, dirigente del Potenza FC di oggi.
Il nome di Fausto Somma è legato al territorio e alla sua terra. In qualche modo da lì era partito, raccogliendo la tradizione familiare: possedevano una cantina, il nome Somma marchiato sull’etichetta di un vino nato sulle colline. Chi lo ricorda dice fosse denso, duro, robusto.

 

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