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POLICORO – C’erano circa ottomila persone alla “Catena umana” contro le trivelle petrolifere, partita ieri mattina dal Lido “Sirena” con alcune associazioni ambientaliste, che hanno riproposto un evento ormai divenuto corale.
Ad aprire la catena 2014 ci hanno pensato due papà con i figli sulle spalle e la bandiera “No Triv”. «E’ stata una grande giornata -affermano gli organizzatori- in quanto abbiamo avuto il contributo particolare che ci è arrivato da persone splendide di un gruppo, composto di diversamente abili ospitati nel circolo Aquarius. A vigilare sulla catena umana come sentinelle, quest’anno abbiamo avuto i Lifeguard del gruppo della motonautica di Policoro che quest’anno oltre a vigilare e salvare vite umane dall’acqua hanno dato il proprio contributo per salvare l’acqua, il mare e il futuro di questa terra. Ringraziamo il Circolo velico lucano, sempre presente dalla prima edizione, l’amministrazione di Crac, l’associazione dei Radicali lucani, i comitati No Fenice di Venosa e i No Rifiuto di Senise. E poi tutti i partecipanti, che hanno manifestato la propria contrarietà a qualsiasi trivellazione petrolifera, che possa mettere in pericolo le acque lucane che dissetano due regioni e tutto un futuro di sviluppo economico legato al mare, alla natura, agli ecosistemi e all’archeologia. Oltre all’acqua quest’anno vogliamo difendere anche i diritti previsti dalla Costituzione. Mentre sulle comunità locali cadono come un macigno gli ultimi emendamenti del Senato sulla riforma del titolo V della costituzione che toglieranno potere decisionale a Regioni e Comuni in materia di turismo ed energia, le comunità e i cittadini dicono ancora no a scelte imposte dall’alto. Spetta alle comunità decidere del proprio futuro e non ai governi, che praticano politiche fossili su economie rinnovabili e sostenibili. E’ nel diritto delle comunità locali scegliere il proprio futuro e autodeterminarsi. Le massicce trivellazioni petrolifere previste dal governo Renzi in terra e mare e avvallate in parte dalla Regione, non risolveranno il problema energetico nazionale, non produrranno Pil sostenibile nel tempo che non garantirà entrate fiscali al governo allo stesso modo di come agricoltura, agroalimentare, turismo e industria (che esiste solo se c’è acqua) possono produrre. Attività che sarebbero danneggiate dai processi molto impattanti. Non è escluso, in futuro, insieme a tutte le altre forze sociali del Paese, il ricorso al referendum contro la riforma del Titolo V, se dovesse passare. La nostra catena umana produce energia senza ricorrere al fossile, è l’energia della conoscenza e dell’impegno comune nel fare scelte sostenibili per il proprio futuro».
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