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COSENZA – Rompe il silenzio lanciando un appello dalle colonne del settimanale Oggi, il papà di Vanessa Marzullo, la ragazza calabrese rapita insieme a un’amica in Siria nei giorni scorsi (LEGGI). «Chi ha fatto Vanessa e Greta prigioniere dovrebbe ricordare cos’erano lì a fare. Volevano il bene e sarebbe un dramma se qualcuno le ripagasse con il male». E’ l’appello che lancia Salvatore Marzullo attraverso il settimanale Oggi.

Fino al 2000 la famiglia Marzullo, prima di trasferirsi a Brembate nel Bergamasco, ha vissuto in provincia di Cosenza e ancora oggi tra Rose e Acri abitano i loro parenti che stanno seguendo con apprensione la vicenda venuta alla ribalta con la diffusione della notizia della scomparsa di Vanessa e Greta Ramelli, che invece è della provincia di Varese.

LE FOTO: VANESSA E LA SUA AMICA GRETA

Proprio da Varese era arrivata nei giorni scorsi una provocazione su Facebook da parte di un assessore comunale che aveva dichiarato: «Riscatto? Lo paghino i familiari. Le due ragazze erano lì per afarsi un selfie». Un’affermazione alla quale Salvatore Marzullo ora dedica un riferimento indiretto: «Vanessa e Greta non sono due ragazzine superficiali. Mi ha fatto male in questi giorni leggere e ascoltare commenti di persone che le descrivono così. Vanessa è proprio il contrario, una ragazza profonda che si immedesima nella sofferenza degli altri e non riesce a stare con le mani in mano».

VIDEO/1: COSI’ VANESSA RACCONTAVA IL SUO IMPEGNO PER LA SIRIA

VIDEO/2: PER GLI AMICI VANESSA E’ UN’EROINA

In Siria le due italiane stavano portando avanti il progetto Horrytay che si occupa di attività nel settore idrico e sanitario. «Vanessa è maggiorenne – spiega papà Salvatore -, una ragazza d’oro, brava e responsabile. Con lei ho cercato di ragionare, di convincerla in tutti i modi a non fare quello che aveva in mente. Ma quando ti rendi conto che tutti i tuoi discorsi, i tuoi ragionamenti e alla fine anche tutte le tue preghiere non vengono ascoltate cosa puoi fare? Non potevo impedirle di fare quello che voleva. Ho sbagliato? Dovevo legarla?».

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