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L'interno del Teatro Petruzzelli di Bari

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Nessun margine di trattativa. Con il secondo passaggio a vuoto in meno di una settimana. Niente confronto con il sindaco Antonio Decaro e ora nessun tavolo aperto all’istituto di mediazione. Lunedì 20 dicembre, alle ore 10.30, negli uffici di via Putignani la parte pubblica non si presenterà alla chiamata dei Messeni Nemagna. Presidenza del Consiglio, Comune, Città metropolitana e Regione hanno comunicato il loro «no grazie, noi non ci saremo».

Sfuma a Bari l’ennesimo tentativo di conciliazione attorno al sempre più incerto futuro del teatro Petruzzelli, ritornato d’attualità dopo le due sentenze che hanno riportato indietro l’orologio di questa complicata vicenda: il politeama è tornato agli ex proprietari ma allo stesso tempo senza l’ombrello del protocollo d’intesa del 2002, annullato dai giudici, e con la contestuale condanna al pagamento dei costi sostenuti dallo Stato per la ricostruzione del teatro.

Una cifra salatissima che supera i 43 milioni di euro.
Ieri scadevano i termini entro i quali tutti i soggetti, cioè gli enti pubblici e attuali soci della Fondazione Petruzzelli, citati dai legali della famiglia Messeni Nemagna, avrebbero dovuto comunicare la loro adesione all’istituto di mediazione Aequitas di Bari. L’organo di conciliazione attraverso il quale gli eredi del politeama volevano giocarsi le carte di una trattativa rilanciando sul tavolo il ripristino del protocollo d’intesa – con loro proprietari indennizzati tramite un canone annuo da 500mila euro per lasciare nel teatro l’inquilino Fondazione – e la rinuncia da parte dell’Erario a ogni pretesa sui costi della ricostruzione.

«Proposte irricevibili che di fatto modificano le recenti sentenze. Questa sembra una mediazione chiusa e a senso unico» è in sintesi il parere quasi unanime di tutte le avvocature che hanno determinato il gran rifiuto degli enti pubblici. Una strategia rafforzata soprattutto dalla decisione della Presidenza del Consiglio dei ministri di non comparire alla convocazione di lunedì prossimo non ravvisando «i presupposti per una risoluzione delle prospettate questioni controverse». Musica per le orecchie dei soci della Fondazione. «Se persino lo Stato, che è il maggiore creditore di questa partita, decide di non partecipare, perché dovremmo farlo noi?» è il ragionamento circolato nelle stanze istituzionali di Bari.

In realtà anche la mancata adesione di una delle parti citate avrebbe tecnicamente fatto saltare la mediazione. «Noi comunque ci presenteremo per far mettere a verbale la nostra presenza e l’altrui assenza. Resterà nei libri di storia. È una brutta pagina culturale per la città di Bari. La mediazione avrebbe risolto nelle more molte questioni aperte, prima dei ricorsi in Cassazione, sulla presenza di un inquilino senza titolo, come la Fondazione, all’interno del Petruzzelli» commenta uno dei legali dei Messeni Nemagna, Ascanio Amenduni.

«La decisione di non partecipare alla mediazione annulla di fatto un istituto promosso proprio dallo Stato per le questioni di ambito civile. Un vero paradosso. Ora non ci resta che promuovere altre azioni giudiziarie che non avremmo voluto intraprendere. Lo Stato e chi di dovere si faccia una domanda: perché spendere 43 milioni di euro senza prima assicurarsi della reale proprietà del bene?» conclude Amenduni.

Insomma, trattativa definitivamente compressa e che potrebbe riaccendere lo scontro nelle aule della giustizia. A Roma intanto la vicenda sarebbe finita anche sul tavolo del ministero dell’Economia per una stima sul Petruzzelli, propedeutica a un’eventuale acquisizione da parte dello Stato. Valore però calcolato prima della ricostruzione e che si aggirerebbe attorno ai 17-18 milioni.

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