Johnny Weissmuller in una illustrazione di Roberto Melis
4 minuti per la letturaTarzan nuotava. Eccome se nuotava! Quando non era ancora Tarzan e si chiamava soltanto Johann Peter Weissmuller, Johnny per tutti, Janos per l’anagrafe di quella che è oggi Timisoara, in Romania, e allora, anno 1904, era impero austro-ungarico. Fu allora, nel 1922, il 9 luglio, nella piscina di Alameda, California, che Johnny nuotò i 100 stile libero in 58.6: era non solo il record del mondo (che poi Johnny ne avrebbe stabiliti in vita in acqua 67), ma anche un muro che cadeva. Il muro del minuto, dei sessanta secondi per 100 metri che nessun uomo aveva mai nuotato. Il primato cancellato era di 1:00.4 ed apparteneva a Duke Kahanamoku, l’hawaiano che si chiamava così perché era nato il giorno che un duca reale inglese era approdato a Honolulu e che passa per essere l’inventore del surf.
Il muro di un minuto nel nuoto e negli stili: la prima donna, l’australiana Dawn Fraser, ci riuscì, nello stile libero, quarant’anni dopo Johnny: nuotò in 59.9 il 27 ottobre 1962. Il delfino maschio già lo aveva fatto: 59.0 dello statunitense Lance Larson nel 1960; in questo stile la donna ha ridotto il gap temporale: 17 anni dopo, nel 1977, la tedesca dell’est Christiane Knacke fermò il crono dei 100 delfino a 59.78. Nel dorso il crollo del muro fu opera di Tom Mann (59:6 nel 1964) americano come la ragazza che fece l’impresa, Natalie Coughlin (59.48) nel 2007 con un “gender gap” di 43 anni; nella rana, infine, fu il russo Roman Sludnov l’uomo sotto il minuto, 59:97: lo fece nel 2001; le ragazze del settore sono ancora in attesa cent’anni dopo la nuotata di Weissmuller.
Aveva sei mesi il piccolo Janos quando i genitori s’imbarcarono con lui da Rotterdam, il viaggio della speranza che approdava a Ellis Island, l’isola dei disperati in faccia a Manhattan. Arrivarono, li registrarono, il pupo come Johann. Erano in America! Si sistemarono in Pennsylvania, dove Weissmuller padre trovò lavoro da minatore e mamma Elisabeth fece subito un secondo figlio, Peter, che poi fu burocraticamente utile a Johnny. Stettero qualche anno, poi il papà trovò un bar da gestire a Chicago, la mamma un posto da capocuoca (embrione dell’odierno chef) in un ristorante e Johnny una scuola e presto anche un lavoro: era il ragazzo dell’ascensore all’Hotel Plaza, dove, quando passavano nella città del Michigan, alloggiavano anche i Presidenti. I due ragazzini s’appassionarono al nuoto: le spiagge del lago Michigan erano il loro habitat, ma Johnny si tuffava anche in piscina; aveva preso la faccenda sul serio, partecipava a gare e le vinceva tutte. A 12 anni era già nella squadra dell’Ymca. Sognava i Giochi olimpici, temeva che lo avrebbero scartato perché non nativo americano; così per le prime selezioni si presentò con il nome e il documento del fratello più piccolo che, per lo ius soli, era invece statunitense doc. E venne il giorno di Alameda.
Poi vennero tanti altri giorni per Weissmuller: tre d’oro olimpico a Parigi 1924 (a queste medaglie del nuoto ne aggiunse anche una di bronzo nella squadra di pallanuoto di cui fu membro effettivo), e altri due, sempre d’oro, ad Amsterdam 1928. Nel frattempo conquistò 52 titoli nazionali e 67 primati del mondo. Nessuno riusciva (né mai riuscì) a mettergli la mano avanti in piscina.
Si stava preparando per i suoi terzi Giochi, quelli di Los Angeles 1932, quando fu attratto dalle sirene di Hollywood. Non erano belle come quelle del mito, giacché nel caso di Johnny si trattava di un agente della Metro Goldwyn Mayer, e non cantavano con quella voce stregante. Qui “carta canta” e quello che lo stregò fu un lauto contratto per interpretare il ruolo di “Tarzan delle scimmie” nel film omonimo tratto da uno dei romanzi di Edgar Rice Borroughs, lo stravagante scrittore autodidatta che aveva lasciato la carriera militare nel 7° Cavalleggeri ed aveva praticato i mestieri più diversi, poliziotto ferroviario e cercatore d’oro, commesso in un drug store e venditore ambulante di dolciumi, cowboy e contabile e che intanto aveva pubblicato qualche racconto sulla rivista “The All Story” firmandolo con lo pseudonimo di Normal Bean, che vuol dire “tipo Qualsiasi”. Tarzan gli era venuto in mente ispirandosi a Mowgli, il cucciolo d’uomo personaggio centrale de “Il libro della giungla” di Rudyard Kipling. Burroughs raccontò il suo Tarzan in 24 romanzi che, tradotti in una cinquantina di lingue, affascinarono i lettori di tutto il mondo.
Affascinarono anche Weissmuller: il campione aveva già avuto qualche esperienza cinematografica, oltre che essere una “celebrity”, un “influencer” ante litteram: partecipava a gettone ad eventi di nuoto e no, esibendosi in vasca e firmando autografi. Firmò anche il contratto con la MGM lasciò l’agonismo. Proseguì a nuotare a pagamento, anche con Esther Williams, con la quale si racconta ebbe incontri molto calorosi in piscina. Io Tarzan, tu Jane, ma non solo.
Johnny collezionò film di Tarzan, ne girò 12, sei per la MGM e altri sei quando cambiò produttore; collezionò anche mogli: si sposò cinque volte. Guadagnò milioni di dollari. Poi si mise in giacca e cravatta e tentò, sempre sullo schermo, altre interpretazioni, ma non ebbe lo stesso successo di quando si arrampicava sulle liane e lanciava il celebre e celebrato urlo. E’ nella Hall of Fame del nuoto, di cui fu presidente e fondatore, ed in quella del body building; il suo nome è negli albi d’oro dello sport, ma anche su una stella della Walk of Fame, al numero 6541 dell’Hollywood Boulevard.
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