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NAPOLI. Ad osservare il percorso delle ultime cinque gare, comprendendo la trasferta di Mosca, ci sarebbe da avvilirsi, da chiudere ogni tipo di discorso anche per questa stagione ( tre sconfitte, un pari ed una vottoria ), eppure c‘è ancora chi lancia gli strali contro l’allenatore, accusandolo di aver sbagliato i cambi a Reggio Emilia, di aver concesso troppo ai nerazzurri di Inzaghi, consentendo all’Inter di recuperare e superare gli azzurri, ma tralasciando un fattore decisivo, quale la stanchezza di alcuni , per esempio Mertens che non ha ancora nelle gambe i novanta minuti, (l’unico che può sostare nei pressi dell’area avversaria è il solo Petagna ndr) e Ruiz che ha dovuto, causa la forzata assenza di Anguissa, sostenere il centrocampo, benchè coadiuvato da un ritrovato Lobotka, e le legnate ricevute dal Covid, con Politano, Demme e Zanoli. Agli infortuni muscolari di Koulibaly, Ruiz ed insigne, nonché alla testaccia dura di Skriniar che ha frantumato non solo il viso di Osimhen, ma anche le frecce nell’arco che aveva il trainer con il nigeriano a fare da punto di riferimento per le difese avversarie, in grado quindi di lasciare non pochi varchi ove inserirsi i compagni di reparto grazie alle sue repentine e incontrollabili fughe, non si possono attribuire colpe ed errori a Spalletti.

Per tutta risposta, ha messo in campo, contro la corazzata Atalanta, forte non solo nei titolari, ma soprattutto nelle seconde linee, tali per essere seduti in panchina e non per inferiorità all’undici che scende in campo dall’inizio della competizione, i pochi disponibili, schierando Rui e Malcuit nell’insolito ruolo di centrocampisti, l’uno sulla fascia, l’altro nella zona nevralgica, sorprendendo sia i tifosi che Gasperini, al punto che è riuscito a fronteggiare con disinvoltura gli orobici, passando sì in svantaggio, solo per aver concesso, Rrahmani, unico difensore puro, insieme a Jesus, spazio allo scatenato Zapata, dai cui piedi sono sempre partiti degli assist da finalizzare con tiri potenti indirizzati nello specchio della porta.

Il Napoli ha dimostrato, soprattutto agli scettici, che volteggiano come gufi alla ricerca solo e soltanto dei colpevoli, omettendo di ragionare con onestà sulle difficoltà di allestire la squadra, in virtù delle assenze significative, che conta anche riserve affidabili: nessuno ha mai contraddetto il valore dell’asse Koulibaly – Anguissa – Osimhen, autore delle numerose vittorie iniziali, ottenute con i tre “colored” in campo ( unico neo il match, con loro in campo, perso contro lo Spartak al Maradona), ma è altrettanto vero che durante il campionato, inframezzato dalle partite di Coppa europea, infortuni e squalifiche non possono essere evitate, ma il dramma, sportivo, è collezionarle nella misura di oltre il cinquanta per cento della squadra tipo. Spalletti non ha responsabilità particolari, e da gran signore quale si è sempre dimostrato finora, non ha accampato scuse, riconoscendo i meriti degli avversari, non lamentandosi delle defezioni, non poche e soprattutto di grande spessore tecnico e tattico.

Ha ragione, bisogna evidenziarlo, quando sottopone all’attenzione dei critici, il fallo sistematico commesso da squadre, più furbe che esperte, nella metà campo avversaria, stando sempre addosso al calciatore antagonista, proprio nel momento in cui si sta imbastendo un’azione manovrata, non costringendo l’arbitro all’ammonizione, non trattandosi di ripartenza: è vero, e ciò dimostra il dover imparare a gestire questo tipo di situazioni anche quando è la controparte ad essere in possesso del pallone, nel momento in cui avvia l’azione e si trova ancora nella propria metà campo.

Occorre non disperdere la saggezza e le abilità tattiche dell’allenatore, ora come ora che la classifica non vede i partenopei veleggiare in testa, affidarsi ciecamente alle sue invenzioni di formazione, almeno fin quando non riavrà tra i disponibili i calciatori che elevano, non di poco, il livello tecnico della compagine azzurra: contro il Leicester, domani, ultimo appello per continuare in Europa League, la situazione rimarrà inalterata per cui, dovendo vincere, dovrà affidarsi ad un centrocampo massiccio, con Demme, Zielinski e Rui (Lobotka non ci sarà, non per affaticamento muscolare, ma per il “famoso” fallo tattico dell’avversario bergamasco…), ad un attacco agile con Ounas sugli scudi, fidando nella sua velocità, e Mertens ( o Petagna ? e la rapidità si arresterebbe…. Ndr), Lozano, ancora non al top ( leggasi il madornale errore incespicando sul pallone a pochi passi dalla porta dopo un assist al bacio di uno strepitoso Rui ndr) e Politano.

E’ una partita senza appello, da dentro o fuori, e occorre vincere per non dover ricorrere allo psicologo per sopravvenuta depressione, oppure a qualche guaritore per allontanare lo spirito maligno (qualcuno ha fatto notare che tutte le disavventure sono nate dopo la partita disputata all’Arechi contro la Salernitana…e dopo l’altro incontro nel mai ricco di soddisafazioni, Mapei Stadium di reggio Emilia ndr)

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