Massimo Ferrero
2 minuti per la letturaPAOLA (COSENZA) – Primi clamorosi dettagli sul crack del presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero, che in mattina ha portato ad arresti e perquisizioni in tutta Italia (LEGGI LA NOTIZIA).
L’inchiesta è della procura di Paola, nelle persone dei magistrati Maria Francesca Cerchiara e Rossana Esposito, guidati dal procuratore capo Pierpaolo Bruni. Perquisizioni e sequestri in varie regioni: Lombardia, Lazio, Campania, Basilicata e Calabria. Coinvolte 9 persone, tra cui figlia e nipote di Ferrero, per un’azienda fallita ad Acquappesa. Il patron Massimo Ferrero è in carcere da dove si è dimesso da presidente della Sampdoria (LEGGI).
Agli arresti domiciliari sono finiti: Vanessa Ferrero, 48 anni, figlia di Massimo (è accusata di aver sottratto 740 mila euro dalle casse della Ellemme Group Srl); Giorgio Ferrero, 41, nipote di Ferrero; Giovanni Fanelli, 53 anni, di Potenza; Del Gatto Aiello, di Torre Annunziata, 55, residente ad Acquappesa. Risultano indagati e perquisiti: Roberto Coppolone, 55 anni, di Roma; Paolo Carini, 77, di Roma; Cesare Fazioli, 64, di Roma, Laura Sini, 56, di Roma.
Secondo quanto emerge, la famiglia Ferrero avrebbe investito in un’azienda di Acquappesa, comune del Cosentino, con un’impresa poi fallita. Una tesi confermata anche dall’avvocato Giuseppina Tenga, legale dei Ferrero. Nel merito delle accuse, a vario titolo, gli indagati sarebbero responsabili di aver sottratto distruggendo in tutto o in parte, con lo scopo di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto o di arrecare pregiudizio ai creditori, i libri o le altre scritture contabili in modo da non rendere possibile la ricostruzione del patrimoni o del movimento degli affari.
Il 13 febbraio del 2014, in particolare, veniva denunciato il furto di una Audi S8 all’interno della quale vi era custodita una borsa in pelle contenente, tra le altre, tutta la documentazione contabile: libro giornale, registri iva, libro inventari, verbali di assemblea, libro cespiti e registro verbali del consiglio di amministrazione della società Ellemme Group. Il 23 dicembre 2013 gli indagati cagionavano il dissesto della società per effetto di operazioni dolose. Omettevano sistematicamente dalla data del fallimento di versare imposte, contributi previdenziali e oneri accessori per un importo complessivo di 5.932.393,43 destinando consapevolmente la liquidità della Ellemme Group a scopi diversi dall’adempimento della obbligazione tributaria e previdenziale. “Con l’aggravante d’aver cagionato un danno patrimoniale di rilevante gravità”, è l’accusa della Procura paolana.
I fatti sono avvenuti sul Tirreno cosentino il 29 settembre del 2017, data di sentenza dichiarativa di fallimento. Viene poi contestato, a vario titolo, la predisposizione di bilancio irregolare.
Ma v’è tanto altro. Con l’atto di compensazione del 2011, stipulato con Rai Cinema spa, la Ellemme Group si accollava il debito per un importo di oltre 800mila euro che le altre società del gruppo avevano verso rai cinema, rinunciando ad incassare i crediti vantati dalla famiglia.
Un crack in grande stile, dunque, scoperto dalla Finanza e dai magistrati Maria Francesca Cerchiara e Rossana Esposito, guidati dal procuratore capo Pierpaolo Bruni. Stamattina perquisizioni e sequestri a carico dei tre Ferrero, di Fanelli, Del Gatto, Coppolone, Carini, Fazioli e Sini.
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