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Annunci fuorvianti 24 ore su 24, notizie false, narrazioni su teorie della cospirazioni e del complotto: la pandemia da covid ha scatenato una epidemia di informazioni, la cosiddetta ‘infodemia’. È quanto emerge dalla ricerca biennale ‘Infosfera’, ideata e promossa dal laboratorio Unisob MediaLab dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Una infodemia nella quale i social, come Facebook e YouTube, hanno rivestito un ruolo rilevante, e che si è diffusa anche attraverso i mercati. La ricerca mostra in maniera evidente come durante un anno di infodemia si siano alterate le convinzioni di partenza degli intervistati.
In Italia, a un anno di distanza (la prima somministrazione dei questionari è stata effettuata nel mese di aprile 2020 in pieno lockdown in Italia e la seconda somministrazione nel mese di febbraio 2021) è aumentata di oltre il 7% la percentuale degli italiani che crede alla narrazione del virus creato in laboratorio come arma batteriologica (dal 19,36% al 26,48%). L’influenza dei flussi dell’infodemia si riflette anche sulla mutata convinzione legata all’importanza del tracciamento. Se, infatti, nella prima fase della pandemia, il 56,81% degli italiani riteneva necessario tracciare i movimenti dei cittadini attraverso app o smartphone per prevenire nuovi contagi dell’epidemia, circa un anno dopo la percentuale è scesa al 40,6%.
Decisamente volubile anche l’idea sull’azione del governo italiano. Ad aprile 2020 per il 55,93% degli intervistati, l’Italia, con i dpcm, aveva risposto all’emergenza covid-19 in maniera “tardiva ma efficace”. Dato crollato al 36,03% nella seconda rilevazione. La ricerca, realizzata in collaborazione con il Centro Studi Democrazie digitali, la Fondazione Italiani – Organismo di ricerca e l’Associazione italiana della Comunicazione pubblica e istituzionale, ha evidenziato anche un altro dato legato alle fake news. Il 64,37% degli italiani non sa distinguere una pagina Facebook da un sito bufale. L’86,13% non sa riconoscere un profilo fake di Twitter. Il 60,78% confonde il sito di bufale proposto come un sito di informazione. Numeri che accendono i riflettori sul tema dell’autorevolezza dei media tradizionali che può rappresentare, secondo i ricercatori, un antidoto alla circolazione delle fake news.
In questo ambito emerge che le televisioni nazionali pubbliche sono utilizzate dal 55,99% degli italiani (maggiormente utilizzate più da anziani e più da istruiti) e in esse ripone fiducia il 49,85% del campione. Le radio nazionali sono utilizzate dal 37,82% degli italiani con il dato di fiducia al 38,12% degli intervistati. I quotidiani nazionali cartacei sono utilizzati dal 30,14% degli italiani (principalmente le fasce d’età più anziane) e in essi ripongono fiducia il 39,27% degli italiani. I portali di informazione online sono utilizzati dal 45,41% con il dato di fiducia al 30,84%.
La rilevazione dei dati contenuti nella ricerca è stata effettuata mediante intervista diretta tramite questionario su tutto il territorio nazionale. I questionari somministrati e successivamente validati sono stati oltre duemila con un possibile errore statistico che si attesta al +/-2,4%.
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