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Gentile presidente Pittella,

quella che scrivo e le indirizzo è il frutto di mille confronti e discussioni tra mamme e papà che, come me, in questo momento guardano al futuro dei loro figli con enorme preoccupazione. E siccome fu proprio lei, in una conferenza stampa in cui rivestiva ancora il ruolo di assessore al Lavoro, ad assicurarmi che anche lei, da genitore, avrebbe lavorato per migliorare il futuro dei nostri giovani, le affido queste riflessioni ad alta voce.

Inevitabilmente mi guardo attorno. Sarà la crisi, sarà il pessimismo generale, ma non vedo un futuro molto sereno. Ma ciò che più di altro mi fa star male è l’assenza di prospettiva e possibilità per i nostri ragazzi. E’ l’assenza di orizzonti che spaventa più di ogni altra cosa noi genitori. E tutto parte dalla loro istruzione, dalla loro formazione. Tutto parte da quanto in questo momento siamo noi capaci di offrire in termini di opportunità.

Sono cresciuta seguendo l’idea che solo la cultura, la preparazione e la conoscenza ti possono emancipare. La libertà consiste nel fatto di sapere perfettamente – perchè ne ho le gli strumenti – cosa ho di fronte. Questo mi dà la possibilità di scegliere un percorso piuttosto che un altro.

State – voi amministratori della res publica – lavorando in questo senso? Molto spesso ho i miei dubbi. Perchè se così fosse gli investimenti principali nei Bilanci dello Stato e delle Regioni sarebbero a favore della scuola e dell’istruzione. E, invece, ogni anno si tolgono risorse proprio a questo settore. E si taglia – un pezzettino per volta – la speranza di migliorare e sapere. Ma c’è una cosa che più delle altre spaventa noi genitori in questo momento: l’assoluta assenza di ore dedicate all’inglese. Non consideri questo un capriccio. Per le precedenti generazioni non parlare l’inglese era ancora possibile, un lavoro lo trovavi comunque. Oggi no. E in futuro non conoscere l’inglese sarà un handicap vero e proprio.

Mia figlia frequenta la scuola Primaria: un’ora alla settimana è dedicata all’inglese. E a far lezione è la maestra di matematica che, ovviamente, fa del suo meglio. Ma non è madrelingua, quindi più che fornire le nozioni base certo non può fare.

Lei crede, gentile presidente, che questo metterà mia figlia sullo stesso piano di un bambino di Berlino o di Bruxelles? Ovviamente no. A chi daranno il lavoro migliore secondo lei? Non certo a chi non ha quello che è ormai un requisito essenziale.

Noi genitori lo sappiamo bene. E vediamo con sempre maggiore angoscia come questo stia creando un enorme baratro tra i bambini ricchi e quelli “poveri”. E questo ha il sapore dell’ingiustizia sociale. Una cosa che non riesco davvero a sopportare e mi toglie il sonno. Perchè i figli delle persone abbienti possono permettersi di investire sull’istruzione dei loro figli offrendo loro una chance. I figli delle famiglie che in questo momento tirano a campare – e sono tante – sono destinati a trovare lavori che li facciano sopravvivere. Non ci sarà alcuna mobilità sociale. I poveri resteranno così merce per il politico di turno che potrà ricattarli: un voto per un lavoretto di sei mesi. O per un programma di assistenza. Per loro non ci sarà alternativa. E a volte ho l’impressione che sia proprio questo il grande progetto.

Allora quello che le chiedo, da madre, è una chance reale per i nostri figli. Per tutti i piccoli lucani che non possono permettersi la scuola d’inglese, il corso di due settimane full immersion o addirittura di andare per un mese in Inghilterra.

Il suo predecessore diceva che il fatto che i lucani fossero pochi era in fondo un vantaggio. Questione di punti di vista, ovviamente. Ma visto che comunque è questa la realtà, facciamo in modo che quei pochi abbiano qualcosa in più. Pensi che fiore all’occhiello sarebbe per lei: tutti i ragazzi lucani conoscono l’inglese, possono andare a fare un colloquio di lavoro alla Shell (tanto per fare un esempio) e farlo in lingua madre. Pensi che fiore all’occhiello sarebbe per la sua carriera aver contribuito a dare una possibilità reale e concreta. Ci sono tanti fondi europei, ci sono le royalties: possibile che non si possa trovare un canale per mettere mia figlia nelle condizioni di essere competitiva su un mercato europeo?

E non mi risponda che voi investite in formazione. L’ho prequentato anch’io un corso dell’Apof-Il proprio per imparare l’inglese. E so che quello è un modo per regalare qualche soldino ai disoccupati e non lasciare per strada gli operatori. Ma certo non è quello il luogo dove si impara l’inglese. Nè si impara altro, tanto per essere chiari.

Chiudo con una frase di un presidente che appartiene alla sua cultura politica, Sandro Pertini.

«Non vi può essere vera libertà senza la giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà. Ecco, se a me socialista offrissero la realizzazione della riforma più radicale di carattere sociale, ma privandomi della libertà, io la rifiuterei, non la potrei accettare. Ma la libertà senza giustizia sociale può essere anche una conquista vana. Si può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha un lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero».

Ecco, non offrendo ora ai nostri ragazzi gli strumenti giusti, li priveremo di entrambe le cose. Della libertà e della giustizia sociale. Spero che non voglia assumersi questa responsabilità.

a.giacummo@luedi.it

 

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