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CATANZARO – Si oppone al decreto ingiuntivo, scarica sul suo uomo di fiducia e, alla fine, si appiglia alla prescrizione. Il caso scoppiato intorno al tripudio di banchetti e festini elettorali (LEGGI) organizzati a scrocco di un ristoratore di Lamezia Terme dal presidente del consiglio regionale, Franco Talarico, torna alla ribalta. E, ieri mattina, le ragioni del leader dell’Udc sono state sostenute, a gran voce, davanti al giudice, Fontanarosa, dagli avvocati Oreste Morcavallo e Pasquale Scaramuzzino. Entrambi determinati a far cadere nel vuoto quel decreto ingiuntivo pari a 52 mila euro emesso a carico di Talarico dal giudice onorario del Tribunale di Lamezia Terme, Maria Leone, in accoglimento di un ricorso proposto dall’avvocato Francesco Pitaro a marzo scorso.
Era stato quest’ultimo, infatti, a denunciare l’esponente politico per il mancato pagamento di una fattura emessa dal titolare del “Samart music cafè”, Salvatore Mazzei, che, carte alla mano, aveva ricostruito tutti i ricevimenti organizzati da Talarico con migliaia di persone al seguito. «Una fattura emessa autonomamente», ha replicato, fin dall’inizio, Talarico, sostenendo di non dover dare alcunché, eccependo la prescrizione presuntiva (di 6 mesi) e chiedendo la chiamata in causa del terzo, Giovanni Raso, «che altro non è che il suo uomo di fiducia», gli ha urlato l’avvocato Pitaro, dimostrando tramite Burc che Raso è stato inserito dal presidente del consiglio regionale anche nella struttura speciale. E poi il credito è stato contratto proprio da Talarico, ha ribadito in aula il legale, depositando decine di dichiarazioni testimoniali e chiedendo l’escussione, tra gli altri, di Lorenzo Cesa, Alfonso Dattolo, Michele e Gino Trematerra, Roberto Occhiuto e lo stesso avvocato Scaramuzzino, che, a sua volta, aveva partecipato ai banchetti “incriminati”. In merito all’eccezione di prescrizione, l’avvocato Pitaro ha invece dedotto che è inapplicabile, trattandosi di crediti di grande entità, e che comunque deve essere respinta perché non si può eccepire la prescrizione e contestualmente dire che non si è pagato il debito. Infine, Mazzei si è riservato di depositare un esposto penale per truffa.
Adesso si attende la decisione del giudice, al quale l’avvocato Pitaro ha sollecitato la provvisoria esecuzione del decreto e, soprattutto, il giuramento decisorio di Talarico, con riserva di presentare esposto per falso nel caso in cui quest’ultimo dichiari il falso, tenendo conto del fatto che lo stesso esponente politico, a detta del legale, ha mandato dal Mazzei suoi emissari per trovare un accordo, emissari da citare come testimoni, ha concluso l’avvocato Pitaro.
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