Droga sequestrata durante l'operazione
2 minuti per la letturaPOTENZA – Quando nel febbraio di quest’anno la squadra mobile sequestrò più di un chilo di droga (930 grammi di cocaina e 200 di hashish), furono in tanti a sospettare che dietro ci fosse la malavita organizzata. Troppa droga per due “semplici” commercianti.
Le due persone arrestate (Enzo Giordano e Umberto Lopiano), titolari di due esercizi commerciali (rispettivamente “La boutique du barbier” di via Del Gallitello e il “Madison Caffè” di via Mazzini) sono ritenuti dagli inquirenti a tutti gli effetti degli affiliati al clan e i loro esercizi punti spaccio della città.
A fare il nome per la prima volta di Giordano (pur non chimandolo di cognome) è stato Natale Stefanutti, collaboratore di giustizia e figlio di Dorino. «Fanno parte del clan – dice il ragazzo agli investigatori – Donato Lorusso, Carlo Troia,… un certo Enzo detto “Il barbiere” che vive a Potenza e che sostiene di essere un parente di mio padre».
Il nome di Giordano assurge in maniera prorompente alle cronache quando trovano all’interno del proprio locale 807 grammi di cocaina, nonché una somma in contanti di quasi 16.500 euro. «Si tratta – dicono gli investigatori – del più grande quantitativo di cocaina mai rinvenuto sulla “piazza” di Potenza». Ovviamente i soldi sequestrati nel febbraio scorso sono solo una goccia rispetto a quello che potrebbe essere un vero e proprio tesoro del clan.
Gli investigatori infatti sarebbero proprio alla ricerca dei soldi. A cominciare al ruolo che hanno avuto i vari esercizi commerciali che direttamente o indirettamente sono coinvolti nell’inchiesta. Due le basi logistiche in altrettanti esercizi commerciali. La pasticceria “Dolce & Dolci” di via Verdi di Saverio Postiglione (finito in carcere anche lui) secondo gli investigatori «era messa a disposizione degli affiliati» e «di fatto adibita a luogo di incontro» «ed assurta a rango di vera e propria base logistica della conserteria». L’altro era la trattoria “Da Elvira” intestata a Elvira D’Ascoli (finita ai domiciliari) ex moglie di Stefanutti. Per gli investigatori al suo interno si tenevano «incontri, riunioni, appuntamenti» anche «con affiliati ad altre consorterie mafiose». E a via Isca Del Pioppo vi era una concessionaria in capo a Potito Capezzera (finito ai domiciliari) dove si svolgevano incontri e dove Stefanutti, secondo gli investigatori, poteva usufruire di auto sempre diverse per muoversi.
Martorano e Donato Lorusso oltre a “Dolce & Dolci” facevano incontri in un bar nei pressi del Tribunale e intratteneva rapporti con Marco Triumbari (finito in carcere) titolare dello stesso. Per gli investigatori quest’ultimo permetteva: «con consapevole partecipazione di tenere incontri, riunioni appuntamenti all’interno o nelle pertinenze dell’esercizio pubblico» mettendo a disposizione del clan: «un permanente punto di riferimeto e di ritrovo strumentale alla pianificazione strategico organizzativa delle azioni del gruppo».
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